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Ilaria

giovedì 13 gennaio 2011

Per un approccio pragmatico...

 Cito questo interessante articolo trovato su questo sito: Per un approccio pragmatico
L'ho trovato abbastanza realistico e sincero !!!

"L’organizzazione di attività per disabili all’interno di una piscina pubblica comporta diverse criticità.
Innanzi tutto, nella maggior parte dei casi le strutture sono pochissimo accoglienti per qualsiasi soggetto non in piena efficienza psicofisica: scalini, spigoli, superfici scivolose, colori neutri ed uniformi, percorsi labirintici.
In secondo luogo, non esiste un percorso di formazione specifico e di ampia accessibilità per operatori del settore: i percorsi formativi federali di primo e secondo livello non prevedono più che qualche accenno all’assistenza all’handicap in acqua. Di conseguenza, la qualità dell’approccio al disabile dipende esclusivamente dalla buona disposizione e dalla sensibilità dell’istruttore.
Il comportamento dell’istruttore oscilla generalmente fra due estremi, altrettanto indesiderabili: l’indifferenza e il pietismo. In mezzo c’è una tavola di sfumature all’interno della quale ciascun istruttore deve trovare la propria collocazione.
Qualche suggerimento per essere agevolati in questa ricerca:
- Aggiornarsi. Se non si ha tempo/denaro per frequentare corsi e convegni, il web abbonda di pubblicazioni e librerie specializzate. Una migliore conoscenza dell’handicap (tipologie, sintomi, terapie) aiuta ad avvicinarvisi più serenamente.
- Mettersi in gioco. Spesso, per una forma di nonnismo organizzativo tanto deprecabile quanto ancora diffuso, i soggetti problematici (principianti, anziani, disabili) vengono assegnati agli istruttori meno esperti, mentre proprio con queste persone l’esperienza e la maturità giocano un ruolo fondamentale. Aiutare un disabile a migliorare la propria confidenza con l’acqua può offrire spunti preziosi per migliorare la qualità del proprio insegnamento a tutti i livelli.
- Mantenere il controllo. Spesso si incontrano istruttori che vivono il proprio ruolo come una missione, e nell’accostarsi al disabile e alla sua famiglia assumono un atteggiamento di tale compunzione e contrizione che avrebbe fatto arrossire Madre Teresa di Calcutta. Tenete presente che il disabile, specialmente se fisico, frequenta la piscina con gli stessi obiettivi degli altri utenti: migliorare l’efficienza fisica, alleviare i dolori, svagarsi. Ricordandogli le sue disgrazie ad ogni bracciata non gli rendete un buon servizio.

In breve: il disabile è un utente diverso ed uguale agli altri.
Diverso perché presenta problemi diversi dalla maggioranza degli utenti. Problemi che spesso sono di più difficile soluzione o che richiedono competenze aggiuntive rispetto a quelle acquisite frequentando un corso per istruttore di nuoto.
Uguale perché, come tutti gli altri utenti, frequenta la piscina con delle motivazioni specifiche che hanno diritto ad essere recepite e, nei limiti del possibile, soddisfatte come qualsiasi altra.
A differenza di qualsiasi altro professionista che si avvicina alla disabilità, l’istruttore di nuoto ha a disposizione un formidabile asso nella manica: l’acqua.
Considerazione banale, ma che spesso, presi da eccesso di diffidenza o di entusiasmo, passa in secondo piano.
L’acqua offre a tutti dei vantaggi straordinari, che si rivelano particolarmente utili per i disabili:
- Spinta idrostatica: l’annullamento degli effetti della gravità elimina i rischi di infortunio e consente di muoversi a soggetti che sulla terraferma sono parzialmente o totalmente impediti.
- Resistenza progressiva: l’acqua offre una resistenza proporzionale alla forza esercitata contro di essa, e consente quindi di adattare l’intensità dell’esercizio allo stato di forma del soggetto.
- Micromassaggio: il movimento dell’acqua esercita un costante e piacevole massaggio, che favorisce il rilassamento psicologico e muscolare.

Naturalmente, come per qualsiasi altra utenza, l’esperienza in piscina è tanto più gratificante quanto più adeguate sono le condizioni logistiche. Ponete quindi particolare attenzione su:
- Temperatura: in acqua, quanto meno ci si muove tanto più si soffre il freddo. Dato che stiamo parlando di utenti generalmente poco mobili, prendete come riferimento le temperature (acqua e aria) che abitualmente utilizzate per l’attività neonatale (acqua 32°C circa, aria uno/due gradi in più).
- Ambiente: generalmente i disabili fisici, specialmente all’inizio, si trovano in imbarazzo ad esibirsi in pubblico, mentre i disabili psichici sono generalmente infastiditi dal rumore. Cercate quindi di collocare queste attività in contesti sufficientemente tranquilli –gli stessi che abitualmente prevede per le gestanti e la terza età.
- Spogliatoi: certamente siete costretti a fare i conti con le strutture che avete a disposizione, però a volte pochi accorgimenti migliorano grandemente la fruibilità degli spazi: lasciare fra panchine e armadietti spazi adeguati al passaggio di una carrozzina, predisporre percorsi il più possibile lineari, predisporre una segnaletica visibile e comprensibile, scegliere arredi con colori vivaci a beneficio degli ipovedenti… Molte, e non necessariamente dispendiose, sono le iniziative che potete attuare per migliorare la vivibilità degli spazi comuni.

Per riassumere, nell’avvicinarsi alla disabilità l’approccio più efficace rimane quello classico: osservare, in/formarsi, mettersi nei panni dell’utente."

domenica 2 gennaio 2011

Acqua,ostacoli e libertà !

L’acqua è l’elemento migliore per far fare dell’attività motoria a individui affetti da disabilità.Questo perché, come spiega il principio di Archimede, quando un corpo è immerso nell’ acqua riceve una spinta verso l’alto uguale al volume di acqua spostato quindicui il corpo perde una percentuale di peso direttamente proporzionale alla profondità a cui si è immersi. Ciò significa un minor peso sulle parti "lese" e di conseguenza una maggiore e migliore capacità di movimento.
Per consentire alle persone di effettuare un' adeguata attività motoria in acqua,bisogna anzitutto eliminare gli ostacoli. Per quanto ci riguarda,fortunatamente possiamo disporre di due corsie riservate all'associazione per cui possiamo muoverci con libertà. Inoltre disponiamo anche di atrezzature che ci aiutano in acqua,quindi tavolette,galleggianti ecc..
Lo stile preferito e più praticato dagli utenti è lo stile libero, anche se il più facile è lo stile a dorso in quanto la testa rimane fuori dall’acqua e quindi non ci sono problemi legati alla respirazione e di conseguenza fa meno paura.
Lo stile a rana è invece il più difficile soprattutto per chi ha disabilità nelle gambe o per chi ha lesioni cervicali e quindi faticherebbe a respirare.