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Presto il blog si trasferirà all'indirizzo disabilitasenzabarriere.it. Puoi già visitare il sito e inviarci la tua e-mail. La useremo soltanto per informarti quando il blog sarà attivo.
Un saluto!
Ilaria

domenica 30 settembre 2012

Trenitalia e le umiliazioni per i soggetti disabili



"Mi chiamo Francesco Canale, e sono un artista “
diversamente abile”. Qualche giorno fa mi trovavo a Piacenza. Avevo un assoluto bisogno di salire su un treno regionale per Alessandria. Il treno in questione era perfettamente attrezzato per disabili. Nonostante ciò, però, non potevo salire sul convoglio. Vi starete domandando perchè. Perchè quel convoglio, UFFICIALMENTE, risulta NON ATTREZZATO. Viaggiando spesso in treno mi ero già accorto di questa situazione, ma mai avevo sperimentato in prima persona gli effetti nefasti che può provocare. Il 90% dei treni locali risulta NON ATTREZZATO. In realtà, molti di essi girano con vetture perfettamente attrezzate. Vetture che però i disabili non potranno utilizzare mai, perchè dai sistemi computerizzati di Trenitalia non risultano presenti. Il motivo principale di questo spreco gravissimo mi risulta ignoto: azzardo l'ipotesi che, non potendo garantirle su ogni corsa, o dovendo spostarle da una corsa all'altra per motivi logistici, Trenitalia non si voglia prendere lo “sbattimento” di dover segnalare ogni giorno su quali corse siano presenti e su quali no. Mettendo che i treni locali sono tutti (o quasi) non attrezzati, si risolvono il problema senza troppe complicazioni. A parte che è assurdo che, ancora oggi, nel 2012, ci siano treni non attrezzati per disabili. Ma ancor più grave è che ci siano treni attrezzati che i disabili non possono prendere. Trenitalia DEVE assolutamente trovare una modalità per risolvere questa problematica. Si prendano la “fatica” di segnalare ogni volta TUTTI i treni locali attrezzati, oppure si organizzino per far sì che le vetture attrezzate vengano poste ogni volta sulle medesime corse. Uno spreco del genere è inaccettabile! Prima di pensare ad opere faraoniche e inutili come la Tav, si pensasse a risolvere situazioni come queste. Sulla questione della Tav ci sono in ballo milioni di euro, su queste invece c'è in ballo la dignità e i diritti delle persone. C'è in ballo, sopratutto, la Costituzione che, all'articolo 3, recita così: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
 
fonte:http://www.beppegrillo.it/

Prima radio creata da(e per) ragazzi sordi !!!

"No, non è uno scherzo. È stata abbattuta anche questa barriera, a prima vista insormontabile visto che la radio si basa sul suono, della musica o della voce e quindi implica il poter sentire o il potersi sentire. Non è più così, perché in Italia, precisamente a Roma, è partito un progetto unico nella storia del nostro paese, perché per la prima volta è stata data la possibilità ad alcuni ragazzi sordi di collaborare attivamente con gli udenti all'interno di un'emittente radiofonica.

L'idea è nata un anno fa circa, quando alcuni ragazzi sordi hanno incontrato i membri dello staff di Radio Kaos Italy, un'emittente radiofonica indipendente romana. Da qui la collaborazione è continuata, fino ad arrivare ad un risultato: creare una web radio con una parte visiva, dove i ragazzi sordi potessero comunicare notizie, curiosità e quello che desideravano, come in un vero programma radio, attraverso il linguaggio dei segni.

Anche il nome della radio è cambiato, trasformandosi in "Radio Kaos ItaLIS". LIS è la sigla che contraddistingue il linguaggio dei segni e su questa scia sono nate anche rubriche create e gestite dagli stessi ragazzi sordi: "LISsa la notizia", rubrica satirica focalizzata sul mondo dei sordomuti e la rivista "LISpresso", dove udenti e sordi collaborano nella scelta e nella redazione di contenuti informativi. Solo per citarne alcune.

Oltre alla collaborazione attiva sono anche stati istituiti dei veri e propri corsi per insegnare a questi ragazzi come fare radio, sia per la parte vocale e di doppiaggio, che per quella di regia. A tutt'oggi infatti uno di questi ragazzi riesce a curare la regia di un programma da solo con un metodo personalizzato: i volumi, vengono regolati a seconda dell'ampiezza delle frequenze che vede sullo schermo del computer.

In pratica, una volta stabilito visivamente a che ampiezza la voce raggiunge volumi accettabili, il regista sordo cerca di mantenere le frequenze in quella "zona", alzando o abbassando a seconda delle esigenze. Una tecnica davvero particolare, un bellissimo modo per permettere a tutti di cimentarsi in questo lavoro, senza differenze o discriminazioni. La radio è alla base di questo progetto, ma non è certo l'unico metodo di integrazione: infatti vengono organizzati eventi, serate, spettacoli, manifestazioni teatrali da parte dell'emittente, dove un modo diverso di comunicare è al centro di tutto.

La parola per una volta viene messa da parte e, oltre a cabaret, concerti, rappresentazioni teatrali e balli, in alcuni eventi all'interno di locali pubblici, tutti i partecipanti indossano dei guanti fluorescenti per comunicare tra loro nel luogo scelto per la manifestazione, così da sperimentare il linguaggio e il modo di parlare dei ragazzi sordi e magari chissà, imparare anche da loro a esprimersi con i gesti, in una sorta di scambio comunicativo alla pari.

Per fortuna, l'impegno di Radio Kaos ItaLIS non è un caso isolato. Anche l'Istituto Statale per Sordi di Roma, infatti sta organizzando per maggio la prima edizione di "CINEDEAF", un festival internazionale, che prevede la proiezione di film realizzati da registi, attori, sceneggiatori e produttori sordi di tutto il mondo.
 La radio, può essere qualcosa di più: può essere un veicolo per insegnare, un mezzo per superare le barriere e un modo per far divertire e appassionare tutti.


fonte:http://www.radiospeaker.it (a cura di Nicola Zaltieri)

sabato 29 settembre 2012

Love ability: il social network per l'amore(anche)"disabile"

IL PROGETTO - Nasce “Love Ability”, un sito
interamente dedicato al tema della sessualita’ e della disabilita’. Un luogo di confronto e di scambio, dove le persone possano trovare spazi per parlare di temi che difficilmente trovano ascolto in altri luoghi. Non solo: su Love Ability ( www.loveability.it ) si potranno incontrare persone, ma non sara’ una rubrica di “appuntamenti”: “L’amore – dicono i promotori – non ha categorie”. Tutto parte da un’idea di Maximiliano Ulivieri, web designer, quarantaduenne di origini toscane che da anni vive a Bologna con la moglie. Ulivieri, che convive con la distrofia muscolare sin da bambino, e gia’ noto per il suo sito sull’accessibilita’ “Diversamente agibile”, e sono molte le persone che hanno letto i racconti delle sue esperienze, dei suoi sogni e – a volte – dei suoi sfoghi. “Love ability e’ dunque uno spazio libero per potersi raccontare, cosa molto importante per chi soffre del silenzio, dentro e fuori di se’”. La sessualita’ per le persone disabili e’ un tema molto delicato, di cui spesso non si parla, per timore o vergogna. Con “Love Ability” Ulivieri vuole invece cercare di fare chiarezza proprio la’ dove c’e’ tanta ombra, per aiutare disabili e non ad affrontare serenamente una vita affettiva.

SITO -
“Il sito – continua – non e’ assolutamente indirizzato solo a persone con problemi, anche perche’ nascono spesso molte storie d’amore tra disabili e non, e vengo contattato da ragazze che mi scrivono perche’ hanno dubbi su come relazionarsi. Insomma, l’amore non ha categoria”. Per promuovere il progetto e’ partita anche un’iniziativa fotografica, per partecipare si puo’ mandare una foto con la scritta I love ability che verra’ selezionata per la pubblicazione sul sito: “Sono loro i miei revolutionary lovers”.
FUNZIONAMENTO - Il sito, che verra’ messo on line a giorni e che ora ospita soltanto il conto alla rovescia per la pubblicazione, contiene varie sezioni, dalla “Story ability”, in cui le coppie possono raccontare la loro storia, al “Dating ability”, uno spazio per conoscere e farsi conoscere. “Non e’ come i classici siti di ricerca partner – spiega Ulivieri – voglio partecipazione. Chi vuole iscriversi deve mandarmi un articolo su di se’, non tre righe, e una foto. Inizialmente non si potra’ contattare direttamente la persona che si vuole conoscere, questo per evitare messaggi non graditi. Intanto si possono lasciare commenti in una scheda personale, e poi ad ogni iscritto lascero’ una mail personalizzata…”. C’e’ poi uno spazio, “News ability”, dove sono raccolte le testimonianze di alcuni disabili che hanno raggiunto l’obiettivo della loro vita (nel lavoro, nello sport). Il sito contiene infine una sezione “Book ability”, dedicata ai contributi fotografici degli utenti. “Cerchero’ di pagare per gli articoli che verranno mandati – si augura Ulivieri – e questo sara’ tanto piu’ possibile grazie al contributo degli sponsor”. Obiettivo del sito e’ anche quello di fornire consigli pratici e consulenze: per fare questo Ulivieri si avvarra’ dell’aiuto esterno di un medico, oltre che della sua esperienza personale. “Love ability” nasce grazie ad una sottoscrizione “dal basso”: i contributi dei cittadini hanno gia’ superato i 2.000 euro.

fonte:http://www.giornalettismo.com/

Talidomide: il farmaco che causò disabilità

Era il settembre del 1962 quando l’Italia ritirò dal commercio il thalidomide. La Germania lo aveva fatto dieci mesi prima. Un ritardo su un ritardo. Perché il taholidomide, un sedativo che tra il 1957 e il 1962 veniva somministrato alle donne in gravidanza contro le nausee, si era già rivelato una bomba a orologeria: bloccava lo sviluppo degli arti del feto. I bambini nati danneggiati dal thalidomide sono almeno 10mila nel mondo. Ora la Grunenthal, l’azienda farmaceutica tedesca che quel farmaco lo produceva, ha chiesto ufficialmente scusa. Ci ha messo cinquant’anni e lo ha fatto per bocca del suo amministratore delegato, Harald Stock. «chiediamo che si consideri il nostro lungo silenzio come un segnale dello shock che quello che vi accadde provocò in noi», ha detto. Le scuse sono arrivate in occasione dell’inaugurazione di una statua dedicata alle vittime viventi e scomparse del farmaco. Troppo tardi e troppo poco.
Il tardi è evidente a tutti. Il poco lo fa intuire Giancarlo Cosio, milanese, 49 anni, oro agli Europei di sci nautico per disabili nel 2010, nello slalom, gira l’Italia nelle scuole insieme a Exodus. Per colpa del thalidomide su quattro arti ne ha solo uno buono, la gamba sinistra. Sua madre lo prese nell’estate 1962, quando in Germania il farmaco era già stato ritirato dal commercio da almeno sette mesi. Cosio fa notare un particolare, sulla targa: «L’azienda sulla statua ha voluto ricordare le vittime del Contergan, non del thalidomide. C’è scritto così». Contergan è il nome commerciale del farmaco, quello con cui è stato venduto in Germania. «In questo modo l’azienda continua nella strada che ha sempre battuto fin’ora, cioè di non assumersi alcuna responsabilità per le vittime fuori dalla Germania, sostenendo che negli altri Paesi la responsabilità è delle aziende che erano autorizzate alla vendita». Per questo la Grunenthal paga risarcimenti solo ai thalidomidici tedeschi: «se fossero scuse vere, sentite, non ipocrite, l’azienda dovrebbe risarcire anche tutti noi che tedeschi non siamo», dice Cosio.
In Italia è solo dal 2006 che la legge riconosce i thalidomidici e gli assegna un risarcimento: «molti però sono ancora in  attesa dell’esito delle pratiche», dice Cosio.

fonte:http://www.vita.it

“I disabili restano in classe sporchi”


"NAPOLI – Carlo 7 anni (nome di fantasia) è affetto da un importante deficit cognitivo e in più è autistico. Alle elementari, durante le lezioni, non riesce a trattenere feci e urina. Carlo se la fa sotto. E resta con il pannolino sporco fino a che la mamma non si precipita a scuola per riaccompagnarlo a casa, sporco e in lacrime.
ORRORE QUOTIDIANO – Pasquale (altro nome di fantasia), 5 anni, non parla. Non può comunicare alla maestra che ha bisogno di andare a fare la pipì. Se la fa addosso anche lui e il copione si ripete identico: Pasquale resta bagnato chissà per quanto tempo. Scene dell’orrore quotidiane nelle scuole dell’obbligo della Campania (ma anche di altre regioni italiane). Vittime: i bambini disabili o (con definizione ipocrita) diversamente abili con gravi patologie che da quest’anno sono abbandonati a loro stessi e al buon cuore di maestre o bidelli che per legge e contratto di lavoro devono fare altro.
ACCUDIENTI MATERIALI – Mancano i soldi per pagare gli «accudienti materiali» cioé quelle figure a metà strada tra il maestro e il tutore che, fino allo scorso anno, si occupavano delle «piccole» necessità degli alunni. Un servizio ritenuto dalla legge «accessorio» e quindi tra i primi ad essere fortemente ridimensionato in tutt’Italia, se non abolito del tutto, per effetto della spending-review. Così, quando Carlo o Pasquale la fanno nel pannolino, se nel frattempo una mano pietosa non li avrà soccorsi, dovranno restare a scuola in mezzo alle proprie feci.
ABOMINIO SCOLASTICO – Il lettore ci perdonerà per la crudezza degli esempi, ma ciò che accade nelle scuole di Napoli e provincia in questi primi giorni «è un abominio» per usare le parole di Toni Nocchetti, battagliero medico napoletano presidente dell’associazione «Tuttiascuola», il quale denuncia l’esistenza di decine, centinaia di casi come quelli cui abbiamo accennato. Per chi avesse dubbi o pensasse che stiamo esagerando, il 13 settembre scorso Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura e Istruzione della Camera ha detto: «Il nostro Paese è al di sotto della soglia di civiltà sui temi della disabilità. Occorre invertire questa tendenza, è una questione improcrastinabile se l’Italia vuole ancora dirsi Stato di diritto». Chiaro, no? «Per i disabili l’anno scolastico non è mai iniziato» incalza Toni Nocchetti. «In tutt’Italia ci sono 215 mila bimbi con problemi e 65.000 insegnanti di sostegno in meno. Il che significa 120mila bambini senza assistenti di sostegno. Per l’accudienza materiale poi il quadro è ancor più drammatico. Di fatto è prossima ad essere abolita».
DISCRIMINAZIONI – In questo panorama desolante non mancano decisioni che creano discriminazioni tra gli alunni disabili. Molti Comuni infatti riservano i pochi accudienti materiali agli iscritti residenti, mentre lasciano «scoperti» i disabili che arrivano dai Comuni vicini. «Una guerra tra poveri inaccettabile — tuona ancora Nocchetti — che di fatto viene utilizzata come estrama ratio dalle amministrazioni comunali sulle quali gli effetti della spending review sono stati devastanti». Problema nazionale grave, che al Sud diventa gravissimo, quello della mancata assistenza. Del resto, in conferenza Stato-Regioni, tutti i governatori italiani hanno rifiutato la dotazione complessiva di 187 milioni di euro per il Fondo nazionale per le politiche sociali, ritenendola assolutamente insufficiente.
TECNICISMO SENZA UMANITA’ – Il presidente di «Tuttiascuola» accusa Monti e i suoi ministri di «tecnicismo senza umanità» e invita provocatoriamente il Governo «a ripristinare le classi separate per i disabili, perché almeno cesserebbe l’ipocrisia e non si parlerebbe più a sproposito di un’integrazione che esiste solo sulla carta». Cosa devono fare i genitori di un bimbo con handicap per non ritrovarlo sporco e piangente alla fine delle lezioni? A chi devono votarsi? Dall’apertura dell’anno scolastico sono aumentate considerevolmente le famiglie che hanno deciso di non mandare più il figlio disabile all’asilo e alle elementari di farlo frequentare a giorni alterni. Una situazione angosciosa perché tutto il peso dell’assistenza resta sulle spalle di mamma e papà. Scrive una madre disperata sul sito di Tuttiascuola: «Ah, se potessi mi suiciderei. Non mi suicido perché non me lo posso permettere. Non mi posso ammalare perché ho un figlio handicappato». Perciò, prima di sprecare un solo euro, finanziando sagre della salsiccia o grandi eventi, ogni pubblico amministratore pensi a quei bimbi che nelle classi delle scuole dell’obbligo se la fanno addosso. E restano soli."

fonte:http://www.disablog.it/

Mihaela. Mendicante disabile aggredita per aver accettato l'aiuto del comune

Mihaela, giovane romena spastica sin dalla nascita, chiede l'elemosina a pochi passi dalla stazione Santa Maria Novella di Firenze. Nei mesi scorsi è stata minacciata da alcuni suoi connazionali dopo essere stata avvicinata dagli assistenti sociali. Ancora oggi chiede l'elemosina per strada, ma da alcuni mesi è ospite dell'albergo popolare Paolino

FIRENZE - Mihaela è sempre lì, allo stesso semaforo di viale Belfiore, a pochi passi dalla stazione Santa Maria Novella di Firenze. E' romena, ha un'andatura lenta e ondeggiante, complice il fatto che è spastica dalla nascita. Ai piedi porta un paio di ciabatte sgangherate, addosso una tuta ingiallita dal tempo, quasi sempre la stessa. Avanza a tentoni tra macchine e motorini incolonnati alla ricerca di qualche moneta per guadagnarsi da vivere. "Non voglio aiuto" si limita a dire a un tentativo di avvicinamento. E' quanto disse tempo fa anche agli assistenti sociali del comune di Firenze, che hanno tentato più volte di aiutarla inserendola in una struttura di recupero. Una volta c'erano riusciti, ma Mihaela subì un'aggressione da un connazionale. Ecco perché si è ipotizzato l'ipotesi di un racket dell'elemosina, dove un'organizzazione criminale assegna ai mendicanti semafori prestabiliti e impedisce ai propri uomini e alle proprie donne di ricevere assistenza dalle strutture comunali. E allora Mihaela è tornata sulla strada. Ma negli ultimi mesi la sua vita ha preso una piega migliore. Il comune è tornato da lei, nonostante i suoi tentativi di svincolamento. Adesso è ospite all'albergo popolare San Paolino e finora non ha ricevuto nessuna minaccia da parte dei suoi connazionali. Quest'estate è addirittura andata al mare a Cecina (Livorno) insieme alla Caritas. "E' stato bello vedere il mare" racconta prima di ricominciare il suo cammino attraverso le macchine in sosta.

fonte:http://www.superabile.it/

Push girls reality !!!


Quando le cinque protagoniste di Push Girls entrano in una stanza l'attenzione non si concentra affatto sulla sedia a rotelle sulla quale sono costrette ma sul modo straordinario in cui sono riuscite a gestire l'ostacolo che la vita ha messo loro di fronte. Splendide, gioiose e paralizzate. E' talmente spiazzante che si comprende perché il Sundance Channel abbia deciso di trasmettere il documentario che racconta la loro storia.

Push Girls
andrà in onda sul Sundance Channel, il canale specializzato in cinema indipendente, da lunedì 4 giugno. Prodotta da Gay Rosenthal, la docu-serie traccia un ritratto di cinque donne bellissime e dinamiche, che per incidente o malattia hanno perso l'uso delle gambe. "Uno sguardo realistico e senza censure su cosa significa essere sexy e ambiziose e vivere su una sedia a rotelle a Hollywood", recita il claim della trasmissione bandendo ogni falso pudore. La direttrice del canale, Sarah Barnett, ha annunciato l'acquisto dei 14 episodi di mezz'ora della serie, così glamour da sembrare uno dei tanti reality sulla vita delle celebrità. In questo caso, però, sorprende il punto di vista di queste signore che affrontano la vita a testa alta, ma anche soprire quanto sia vero quello che affermano le "push girls", ovvero che più che la sedia a rotelle si nota la forza di chi ci vive sopra.

Le cinque donne non si conoscevano quando erano in grado di camminare, ma ora sono inseparabili. Il paragone con Carrie Bradshaw e le sue
amiche di Sex & The City non è inopportuno come potrebbe sembrare. Angel, Mia e Tiphany, che vivono tutte a Los Angeles, hanno incontrato casualmente, anche se loro parlano di "serendipity", Angela Rockwood, modella e attrice tetraplegica da quasi 11 anni in seguito a un incidente d'auto. Poi, due anni fa, a un evento benefico le quattro hanno incontrato la ventenne Chelsie e sono subito diventate le sue "sorelle maggiori". La serie è nata quando Gay Rosenthal ha incontrato la Rockwood e lei le ha presentato le sue amiche. Gay ha iniziato a girare il documentario, lo ha proposto a molte emittenti televisive. E' stata Sarah Barnett del Sundance Channel la prima a rispondere.

"Guardare come queste ragazze affrontano la vita - ha spiegato il produttore - non è solo fonte di ispirazione ma è davvero avvincente. E' uno spettacolo che sfida la percezione che gli altri hanno rispetto a chi vive su una sedia a rotelle. Con questo documentario diamo al pubblico un ritratto onesto, schietto e dal cuore, di chi passa la vita così. Sono lieto di condividere la loro storia in una rete che si vanta di offrire una narrazione autentica, coraggiosa e rispettosa."

E in effetti trascorrere del tempo a vedere come affrontano la vita Angela Rockwood, Auti Angel, Mia Schaikewitz, Tiphany Adams e Chelsie Hill, può fornire a chiunque qualche spunto e un termine di paragone su come gestire le battute d'arresto della propria esistenza.

fonte: http://www.repubblica.it/

venerdì 28 settembre 2012

Persone disabili costrette a mendicare '__'


La polizia e la dda di Milano hanno sgominato una banda di criminali che costringeva un centinaio di persone a commettere furti e chiedere l'elemosina. Tra le vittime anche 32 persone disabili. Il giro d'affari della banda era di 1 milione di euro l'anno!!!!

MILANO - L'operazione Ade ha liberato 32 persone disabili dagli inferi di una vita d'accattonaggio e furti. Li controllava una banda di criminali, dopo averli reclutati in Romania. A condurre l'operazione sono state le forze di polizia locale guidate da Tullio Mastrangelo, coordinate dal pm della direzione distrettuale antimafia milanese Antonio Sangermano. Il gip Simone Luerti ha ordinato 12 ordini di custodia cautelare per tratta e riduzione in schiavitù, associazione a delinquere, aggravata dalla transnazionalità, e dalla forte disabilità di più di dieci vittime del traffico di uomini.
La banda del racket controllava in totale un centinaio di persone, tutte romene. Il blitz del nucleo tutela donne e minori della polizia locale è scattato questa mattina dopo circa un anno di indagini. "A seguito dell'attività investigativa (intercettazioni, riprese, pedinamenti) - dichiara il Comandante dei vigili urbani Tullio Mastrangelo - abbiamo accertato che i mendicanti erano costantemente seguiti e controllati dai propri aguzzini che risultavano essere alcuni nomadi segnalati nel campo/dormitorio in zona Bisceglie". Il giro d'affari della gang criminale s'aggira attorno al milione di euro all'anno.
I 32 portatori di disabilità sono al momento affidati alla struttura di emergenza sociale della Protezione civile del Comune di Milano, che sta provvedendo a fornire la necessaria assistenza anche in collaborazione con i servizi sociali del Comune di Milano. "Ora queste persone, tutte con forti disabilità, portate in Italia in modo coercitivo che in molti casi non hanno un nucleo familiare in Romania che li possa accogliere perché sono i loro parenti ad averle vendute al racket saranno prese sotto la tutela dell'Amministrazione", aggiunge l'assessore alla Sicurezza e alla Coesione sociale di Palazzo Marino Marco Granelli. Probabile, infatti, che a vendere le vittime agli aguzzini siano state in certi casi le stesse famiglie d'origine.

fonte:http://www.superabile.it

Bè se fosse davvero che le famiglie abbiamo venduto i propri figli in questo modo osceno, forse è meglio che si facciano un grande esame di coscienza, vorrei vedere loro in mezzo ad una strada cosa fanno....

A proposito di Gardaland e discriminazioni !!!

Gardaland è famoso per i suoi episodi di discriminazine nei confronti di persone con disabilità, in particolar modo di quelle affette da sindrome di Down. Di seguito riporto il video del programma Le Iene, creato proprio in seguito ad un episodio dei tanti, che ha coinvolto i ragazzi dell'associazione padovana Down Dadi(dove tra l'altro ho fatto il tirocinio ;) .


Ecco il link:
http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/32981/golia-europark.html

mentre qui trovate altri simpatici video sulla sindrome di Down e non solo, sempre ad opera de Le Iene.
http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/159657/pellizzari-aspiranti-iene.html

questo invece è sulle barriere architettoniche:
http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/182108/berry-barriere-architettoniche.html

Sessualità e disabilità, che fatica!!!



«Ho bisogno dell’uomo che conosca la mia disabilità e che, ciò nonostante, possa comunque percepire la mia sensualità. E’ chiedere troppo, forse?». Si domanda Michela.
Spesso si affronta il tema della sessualità nella disabilità dal punto di vista maschile. Un po’ meno da quello femminile, aspetto che ritengo più delicato e complesso.
Sempre Michela: «…si percepisce la difficoltà di qualche uomo a vederci anche solo sessualmente, nel senso che senti l’attrazione nei tuoi confronti ma anche che hanno molti dubbi sul “se siamo funzionanti o meno”. Gran parte della colpa è anche nostra, nel senso che vedersi come donna e comportarsi come tale forse sarebbe il primo passo utile».
Di sicuro molte perplessità nascono dall’ignoranza verso il “funzionamento” sessuale nelle varie disabilità. Ma ci sono differenze d’approccio alla sessualità da parte degli uomini rispetto alle donne? Decisamente sì. Queste differenze possono far sì che ci siano più difficoltà da parte di una donna disabile, rispetto a un uomo con disabilità? Penso di sì. Ma gli uomini “normodotati” sono poi sempre così profondi conoscitori del “funzionamento” delle donne “normodotate”? Ho i miei dubbi.
Irene mi racconta del suo primo contatto fisico con uomo, del terrore che il suo corpo deformato non potesse attrarre fisicamente un uomo. Lo ha cercato sul web il suo uomo, convinta che in internet fosse possibile conoscere prima la persona “dentro” e che questo facilitasse l’approccio poi “esterno” con il corpo. Pensava che parole e intelligenza potessero bastare. Ma non è andata così.
Forse per un uomo l’aspetto fisico ha un ruolo prevalente nell’accendere il desiderio sessuale, mentre una donna, a volte, può essere anche attratta dalla “testa” di un uomo e da ciò che il fascino stimola in lei. Alcune donne disabili arrivano al punto di temere che un uomo scelga loro solo perché incapaci di conquistare un’altra donna.
Ci sono disabilità che non ti permettono, ad esempio, di preparare una sorpresa al tuo lui, magari indossando dell’intimo peccaminoso e riempiendo la camera di candele profumate. Una donna con tale disabilità dovrebbe farsi aiutare da un’amica, conoscente o assistente. Si deve aver la consapevolezza di questo, accettarlo e pensare solo che, come racconta Daniela: «…quando poi lui arriva nella stanza e ci guarda con quegli occhi strabiliati, ci si dimentica che abbiamo avuto bisogno di aiuto e la diversità scompare. Si sente solo il respiro sulla pelle, le parole sussurrate e i brividi che scuotono ogni singolo muscolo. Quei muscoli che spesso ci fanno male e che non ci permettono neppure di lavarci i denti…»
Capita poi che mi scriva una donna disabile, di 47 anni, confidandomi di non aver mai fatto sesso e che i suoi genitori sono “molto rigidi su quest’argomento”. Rigidi? Come è possibile “imprigionare” le emozioni ed i sentimenti di una persona già prigioniera dei limiti del suo corpo?
Una ragazza disabile di 23 anni mi ha chiesto se conoscevo un gigolò: «Io lo so che non lo fanno per amore o desiderio e che lo fanno per soldi. Ma molto spesso lo fanno con mille attenzioni nei tuoi riguardi e soprattutto non ti chiedono il perché».
È faticoso essere amati quando il tuo corpo, il tuo aspetto fisico suscitano affetto, compassione, tenerezza, quasi mai desiderio o amore. Di solito rendersi conto di un problema equivale a superarlo. In questo caso, non sempre. Soprattutto se ti accorgi che quella scintilla, quell’emozione che ti fa preferire una persona a un’altra esiste davvero.
Si pensa che un disabile o una disabile non solo non possano generare attrazione ma anche, chissa perché, non possano averne. Magari verso una persona normodotata e affascinante. Magari potresti essere l’uomo o la donna della sua vita ma la barriera del corpo lo impedisce. Forse per un grande amore questo lo si può anche accettare. Ma l’aspetto fisico deve essere sempre così decisivo per portarsi a letto qualcuno?

Tratto da:http://www.ilfattoquotidiano.it/

Gardaland scandaloso nei confronti della disabilità

LIVORNO – «Siamo stati a Disney World a Orlando dove ci hanno accolto con gentilezza e dove David ha potuto fare tutti i giochi presenti nel parco. Il comportamento tenuto a Gardaland è inammissibile, vorrebbero farci fare un passo indietro di 50 anni». Comincia con uno sfogo il racconto di Daniele Tornar, noto medico di base e presidente dell’associazione persone down di Livorno. Sabato scorso è andato a Gardaland con il figlio David, che ha 32 anni ed è affetto dalla sindrome di Down. E lì ha capito quanto ancora sia lunga la battaglia per vedere pienamente riconosciuti i diritti delle persone disabili. Sì perché David è stato fatto entrare al parco, ma all’ingresso il dottor Tornar ha ricevuto un opuscolo in cui si spiegava quali attrazioni non erano considerate adatte al ragazzo. «Tra l’altro – racconta Tornar – sui cartelli esterni ad ogni attrazione non è scritto niente, semplicemente danno un volantino. La mia ipotesi è che se lo scrivessero su cartelli esposti all’esterno la loro immagine ne risentirebbe».
Non è la prima volta che il parco giochi di Gardaland è alle prese con accuse di discriminazione contro le persone down. Tante le segnalazioni. E le conseguenti denunce. Cinque anni fa alcune attrazioni furono interdette a una decina di ragazzi padovani affetti dalla sindrome di Down, nel 2010 ci fu il caso si una bambina figlia di un magistrato e poi di una donna di Verona. Infine l’anno scorso a vedersi negato il diritto di partecipare a tutti i giochi fu un sedicenne. «Quale è la basse su cui Gardaland – sottolinea Tornar – toglie un diritto a una persona? Nel regolamento c’è scritto che lo stesso è approvato dalle associazioni down, ma dalle verifiche che ho fatto a me non risulta nulla del genere. Hanno tolto a David i suoi diritti, e anche a me che mi offrivo di fare una certificazione per chiairre che lui poteva fare le attività. In qualche modo mi hanno tolto la patria potestà, loro hanno deciso in mia vece quello che deve fare o non fare mio figlio». Il dottor Tornar spiega che suo figlio «è un ragazzo che vive la sua vita. Lavora e fa sport, quando andiamo per mare guida il gommone e per le elezioni va a votare. La legislazione italiana vieta la discriminazione messa in atto da Gardaland, loro gestiscono come fossero una Nazione a sé».
Fonte: il Tirreno – 25 settembre 2012
Nella vita capita di fare scelte sbagliate e sulle quali vorremmo poter tornare indietro. David voleva andare a Mirabilandia ma poi si è lasciato convincere da me e dalle mie ragioni legate al viaggio in montagna, e così eccoci a Gardaland la mattina del 22 settembre. Una mattina ideale, clima gradevole, David allegro e con un programma deciso da tempo che prevedeva una serie di attrazioni da condividere col suo amico padre.
Mi reco ai botteghini per acquistare i biglietti assieme a lui, la cassiera ci invita ad utilizzare un ufficio apposta per l’ingresso, le dico che non voglio trattamenti particolari: “Sono le regole”. Sono accolto da una signora gentile che stampa un biglietto gratis per David ed uno ridotto per me in quanto “accompagnatore”, le faccio presente che non sono un accompagnatore ma il padre. “Sono le regole”. Mi consegna un opuscolo di Gardaland con la piantina delle attrazioni,”ce l’ho già”, rispondo. Con voce suadente mi spiega che questo elenca le “regole” per l’accesso di mio figlio alle attrazioni. Resto perplesso, do un’occhiata e vedo che si parla di giochi “adrenalinici”, Avventurosi e Fantasia. Non ci faccio molto caso e penso che l’organizzazione sconsigli attrazioni tipo Raptor e varie a testa in giù che ben mi sarei guardato dal fare perché sono terrorizzato dall’altezza. Ma ad una più attenta lettura mi rendo conto che tra le attrazioni che le regole negano a mio figlio ci sono giochi pericolossimi e mortali quali il Brucomela, la Monorotaia che a lui non interessavano (sono consentiti a piccoli di 5/6 anni), ed altri che invece David sognava di fare.
Intercetto due guardiani. Alla mia richiesta di spiegazioni rispondono che tali “regole” sono fatte per tutelare mio figlio e che non ammettono deroghe. Inutile rispondere “Guardi che in qualità di padre, medico e presidente dell’associazione persone down di Livorno non ho bisogno della vostra tutela”.
Un secondo dopo chiamo i carabinieri di Peschiera del Garda per una atto di discriminazione. Arrivano dopo pochi minuti, andiamo in una saletta della direzione dove ci raggiunge il responsabile di Gardaland. Mi ripete la storiella della tutela e delle “regole”: non possiamo permettere l’accesso a cardiopatici e disabili su quelle attrazioni per motivi di sicurezza. La mia risposta è: “No, usate un metodo discriminatorio per l’aspetto somatico di mio figlio”. Fingono di sdegnarsi ma li incalzo. “Come fate ad individuare un cardiopatico?”. Rispondono: “Beh, ce lo dovrebbe dire lui”. “Come riconoscete un ragazzo autistico?”, chiedo io. “Non lo possiamo riconoscere”, dicono. “E come riconoscete un ragazzo Down?”, domando. “Beh, si vede subito”. E allora come vedete lo discriminate dall’aspetto fisico. Propongo di rilasciare una dichiarazione liberatoria oppure un certificato medico. Non lo accettano “Perché non ha valore davanti alla legge”. A quel punto preannuncio una querela nei loro confronti e dopo non aver stretto la mano che il responsabile mi porgeva, rientro nel parco per rispetto a David che nel frattempo mi chiedeva “perché non vogliono i ragazzi Down?
L’incubo continua fino a quando arrivati davanti a “fuga da Atlantide” (una canoa che scende con tuffo nell’acqua) un guardiano ci dice che le “regole” non consentono a David di accedere. A David che ha fatto Rafting in Trentino più volte e che per poterlo fare ha dovuto superare una prova di nuoto nelle fredde acque del torrente Noce. A David che fa vela o che va sul gommone e lo guida. A David che lavora come barman. A David per la cui autonomia lottiamo da 32 anni. A quel punto esplodo urlando tutto il mio sdegno ed il mio dolore, e li accuso di discriminazione. A
lla fine quando le forze e la voce mi abbandonano con David esco da questo luogo che viola la nostra Costituzione, le leggi dello Stato, le dichiarazioni per la tutela dei soggetti disabili dell’Onu.

fonte:http://www.disablog.it/

Simona Atzori

Una settimana fa, sono andata a teatro, per assistere allo spettacolo di Simona Atzori "Cosa ti manca per essere felice?" .  Che dire, quante emozioni! Davvero, poche volte in vita mia mi è capitato di provare così tanti sentimenti al contempo. Lei è splendida davvero, una bellissima donna, una lunga chioma riccia, uno sguardo e una espressività difficili da trovare in altre persone. Un corpo elastico, snodato, con cui sa fare tutto. Una voglia di vivere e la felicità stampate in faccia...

giovedì 27 settembre 2012

Scandalo Lazio:magna magna a danno di persone disabili

Mentre i consiglieri si spartivano milioni, la Regioni ne tagliava 400mila a un centro di Cassino: trenta ragazzi con gravi handicap  costretti a stare a casa

Nello scandalo del Lazio ci sono risvolti ancora più scandalosi delle feste con le maschere da maiali, i fiumi di chamapagne e le ostriche a gogò: c'è il dramma di trenta famiglie del frusinate che non possono più contare sull'aiuto del centro per disabili di Pontecorvo per i loro figli disabili. Mentre i consiglieri comunali pasteggiavano a ostriche e champagna, scrive il Fatto Quotidiano - veniva tagliata la spesa per il sociale di 150 milionio di euro in anno, e come spiega al quotidiano la consigliera dell'idv Giulia Rodano, si è passati dai 387 adel 2011 ai 230 del 2012.  Il direttore del Consorzio dei Comuni del Cassinate per la programmazione e la gestione dei servizi social, Emilio Tartaglia - i si è visto quindi costretto a chiudere il centro diurno di Pontecorvo: trenta ragazzi con disabilità grave. "Lo stanziamento era già stato decurtato di 400mila euro dall'inizio del 2012 - spiega Tartaglia al Fatto . ma i quattro milioni stanziati dall'assessorato alle Politiche sociali non sono mai stati erogati. Adesso, con le dimissioni della Polverini c'è il rischio che taglino ulteriormente". Così grazie al magna magna dei politici, trenta ragazzini che andavano al Centro ogni giorno, facevano psicomotricità, e diverse attività sono costretti a stare a casa. "Quando andavamo a bussare alla porta degli assessori o dei consiglirei, la risposta era sempre la stessa: non c'è un euro", si sfoga con il Fatto Anna Maria De Angelis, presidente dell'Associazione regionale per la salute mentale.

Fonte:http://www.liberoquotidiano.it/news/

Diversamente 2012: VIII edizione

La città di Padova partecipa alla "Settimana della salute mentale" ospitando una serie di appuntamenti di sensibilizzazione grazie al progetto "Diversamente". 
"Diversamente" è un progetto di prevenzione primaria attuato per l'ottavo anno dal Dipartimento salute mentale dell'Ulss 16 di Padova, in collaborazione con il Comune di Padova, gli Enti locali, le associazioni dei familiari ed il privato sociale.
Il Progetto si propone di costruire un'adeguata percezione sociale delle persone affette da patologia psichica e di rendere noto che le malattie mentali si possono curare, soprattutto se vengono individuate ed affrontate precocemente. Allo stesso tempo mira a creare una cultura della accettazione e della solidarietà attiva nei confronti di chi è psichicamente sofferente.


L'iniziativa è patrocinata dal Comune di Padova, dal Consiglio di quartiere 4 Sud-Est, dal Consiglio di quartiere 5 Sud-Ovest, dalla Provincia di Padova e della Regione del Veneto.

Quando

Appuntamenti dal 21 al 30 settembre 2012.

Fonte:http://www.padovanet.it

90enne violenta ragazza disabile


Un pensionato di 90 anni è stato arrestato a Milano con l'accusa di violenza sessuale aggravata e atti osceni in luogo pubblico, per aver abusato lo scorso marzo di una ragazzina di 16 anni disabile in un parco del capoluogo lombardo . L'anziano ha avvicinato la ragazzina disabile, l'ha costretta a sdraiarsi sulla panchina dove abitualmente si ferma a leggere il giornale, l'ha toccata nelle parti intime e ha cercato di baciarla. Testimone dell'episodio è stata un'amica della giovane vittima, che non è riuscita a fermare l'anziano e ha telefonato alla madre che a sua volta aveva avvertito la polizia. L'uomo, che compirà 90 anni il prossimo novembre, è finito agli arresti domiciliari (ha più di 75 anni e dunque non può andare La ragazzina, tornando con la madre dal centro per disabili dove trascorre le giornate, lo ha visto mentre sedeva sulla stessa panchina dove aveva abusato di lei. La madre ha chiamato la polizia, che ha identificato l'anziano. La giovane vittima e l'amica sono state sottoposte ad audizione protetta, e entrambe hanno riconosciuto nel 90enne l'autore della violenza. Sono così scattate le indagini che hanno portato all'arresto del 90enne.

Vien solo da chiedersi dove stiamo finendo.....


Sei disabile?Non ti affitto casa.



Arianna, avvocato 30enne, è parzialmente cieca e fatica a trovare una casa adatta alle sue esigenze. E il colloquio con le potenziali coinquiline si trasforma in un interrogatorio: “Sai contare i soldi? Come fai a fare la spesa?”

Trovare un appartamento in affitto, si sa, è sempre complicato. Ma per una ragazza con disabilità i problemi sono ancora maggiori, soprattutto se deve scontrarsi con pregiudizi e discriminazioni. Arianna Colonnello, 30enne laureata in giurisprudenza e praticante avvocato, vive a Brescia da alcuni anni. Come ogni altra studentessa, deve fare i conti con l'affitto, le bollette e valutare la distanza della casa dalla stazione: da settembre, infatti, inizierà il corso di preparazione per l'esame di magistrato a Milano.
Ma i requisiti non finiscono qui. "Sono parzialmente cieca, affetta da retinopatia fin dalla nascita e da, qualche anno, anche da atrofia ottica. Per questo motivo non posso stare in un luogo chiuso con forti sbalzi di luce. La luce naturale dentro l'appartamento deve essere omogenea", spiega. Una patologia che rende ancora più complicata la sua ricerca.
Dopo lunghe e pazienti ricerche, trova un appartamento adatto. Ma l'incontro con una delle potenziali coinquiline si trasforma in un vero e proprio terzo grado: "Sai contare i soldi?", "Sei autonoma?", "Coma fai a spostarti?", "Come fai a fare la spesa?".
“Mi ha sottoposto una serie di domande umilianti -ricorda Arianna-. Io mi sono qualificata con i miei titoli e ho spiegato chiaramente la mia situazione fisica. Precisando che vivo sola già da otto anni". Una spiegazione che però non è bastata: "La mia potenziale coinquilina persino chiesto a un mio amico, che mi aveva accompagnato all'incontro, di prendersi la mia responsabilità", aggiunge. Non si trova un accordo e Arianna ha dovuto cercarsi una nuova casa in fretta e furia: entro il 31 agosto, infatti, deve lasciare il suo alloggio all'interno della residenze universitaria dove vive. Per fortuna la ricerca ha avuto esito positivo.

Seduta al tavolino di un bar in Piazza della Loggia, Arianna è sicura che "l'unico motivo per cui non mi è stata affittata casa è perché ho una disabilità. Mi è stato impedito di esercitare il diritto di scelta, che invece viene sancito dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità". Il testo della Convenzione, infatti, parla chiaro: la persona con disabilità ha il diritto di compiere in libertà le proprie scelte. "Io avevo il diritto di scegliere se andare a vivere in quell'appartamento -spiega Arianna-. Inoltre, con tutte quelle domande così pressanti è stato violato la mia dignità. Hanno chiesto al mio amico di farsi garante per me, come se non fossi capace di prendere decisioni".

Che la situazione di discriminazione che si è creata abbia le sue radici in pregiudizi radicati contro la disabilità o in una semplice condizione di ignoranza Arianna vuole andare fino infondo. Non vuole procedere per vie legali ("so bene quanto siano intasati i tribunali", ride) ma ha già segnalato la vicenda all'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazione) e all'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. "Vorrei che si vigilasse un po' meglio sui casi come il mio. E soprattutto che i cittadini siano meglio informati: c'è tanta gente che ancora non conosce la Convenzione".

Tratto da:http://www.personecondisabilita.it/

mercoledì 26 settembre 2012

Eyemusic


Eyemusic è un progetto crato dai ricercatori della Hebrew University di Gerusalemme. Si tratta di un software che trasforma  dati visivi in note, per i non vedenti.
Cito dal sito Corriere.it:
"Lo strumento consiste in un paio di occhiali speciali a cui sono fissate telecamere (ma c'è pure una telecamerina portatile che può essere puntata a mano dove serve) che scansionano l'immagine che si propone di fronte agli occhi di chi lo indossa: lo fanno continuamente, da destra a sinistra, indicando con un segnale sonoro quando ricomincia la scansione del campo visivo. I pixel-oggetti che compaiono più in alto nella scansione sono associati a un tono musicale più alto, quelli in basso a un tono grave; la posizione del pixel visivo sull'asse orizzontale dell'immagine è segnalata dal tempo che intercorre fra il segnale di inizio della scansione e la nota che lo rappresenta (in altri termini, più l'oggetto è spostato a destra più passa il tempo fra la “battuta d'attacco” e la nota); quindi, la brillantezza del pixel-oggetto è resa dal volume della nota. Ultimo tocco geniale i colori, indicati dall'uso di diversi strumenti: il canto rappresenta il bianco, la tromba il blu, il violino il giallo, il silenzio il nero e così via. [...]
Le applicazioni possibili per i non vedenti sono considerevoli: Amedi fa notare che con uno strumento simile un cieco può scegliere una mela rossa da un vassoio di mele verdi senza farsi aiutare da nessuno. Di certo adesso occorre perfezionare il metodo: un conto è capire se abbiamo di fronte un quadrato bianco a destra o sinistra, tutt'altro è apprezzare la complessità di ciò che arriva nel campo visivo, riuscendo comunque a interagire con l'esterno senza aiuti di altro genere."

Francia: Europei disabili di sci nautico


A Nemours (FRA) si sono svolti i Campionati Europei Disabili.L'Italia ha fatto bottino pieno, conquistando 13 medaglie e soprattutto il primo posto nel medagliere. Merito anche del veterano, Daniele Cassioli, non vedente di Gallarate, che grazie alle sue prodezze ha ottenuto quattro ori individuali e ha dato un contributo fondamentale anche per l'oro a squadre.Daniele, quando non gareggia, lavora come fisioterapista.

Ecco l'intervista a Daniele:

Daniele, quando ha iniziato a fare sci nautico?
"Ho incominciato a 9 anni. Ero in vacanza sul Lago di Como con la mia famiglia e lì ho conosciuto una ragazza non vedente, che in inverno praticava lo sci per disabili, mentre in estate lo sci nautico. Mi ha fatto provare e da lì ho iniziato a coltivare questa passione, fino ad arrivare ai grandi risultati di oggi".


Quando ha affrontato la sua prima gara a livello internazionale?
"Nel' 98, quando avevo 12 anni, ho partecipato in Giordania ai Campionati Eame, kermesse sportiva che riunisce Europa, Africa e Medio Oriente e ho vinto il mio primo argento. Ho provato una grande emozione perché ero andato lì senza grandi aspettative e l'argento era proprio un risultato inaspettato. In Giordania ho capito che potevo essere competitivo sulla scena europea e mondiale".


Cosa prova quando pratica lo sci nautico?
"Mi sento libero con me stesso. Io pratico lo slalom, la figura e il salto e in tutte e tre le discipline è una continua sfida con te stesso e i tuoi limiti. Nello sci nautico possono cimentarsi tutte le persone con ogni tipo di disabilità e mi hanno perfino raccontato di ragazzi in carrozzina che riescono a saltare anche fino a 25 metri".


Agli Europei ha conquistato quattro ori individuali e uno a squadre. Si aspettava questo trionfo?
"Bhe... diciamo di si. L'anno scorso ai Mondiali sono stato irridato nella figura, salto e nella combinata. In Francia ci arrivavo da favorito e il difficile era proprio riconfermarsi ai vertici, ma alla fine non ho deluso le aspettative".


A chi dedica queste medaglie?
"Alla mia famiglia, a tutte le persone che mi sono state attorno e hanno contribuito a questi miei successi e al mio allenatore, Daniele D’Alberto, che ha sempre creduto in noi disabili e nella crescita del movimento".


Si sente un esempio per le persone nelle sue condizioni?
"Quello che faccio io, è la dimostrazione di come una persona nel mio stato non si rassegni e lotti per venire fuori. Quando sono nato per la mia famiglia è stata una "disgrazia", perché non sapevano come affrontare la situazione. I miei si sono rimboccati le maniche e fin da quando ero piccolo mi hanno sempre fatto fare tutte le cose dei miei coetanei. Oggi sono sì un non vedente, ma ho una mia vita, amici e soprattutto un lavoro. Sono fisioterapista".


Cosa ne pensa della polemica innescata da Paolo Villaggio?
"Premetto che ognuno ha le propie idee e le rispetto. Ma un personaggio pubblico come lui, non può dire certe cose. Se Paolo Villaggio fosse dentro queste competizioni, capirebbe tante cose su noi disabili. La disgrazia non è un cieco che fa sport, ma un non vedente che non pratica sport o un disabile in carrozzina che sta chiuso in casa a piangersi addosso".


fonte:http://www.ilgiorno.it/

Bambino disabile rifiutato dalla scuola

La scuola non può occuparsi dell'alunno disabile, ci pensi la mamma o lo tengano in casa.
Il Movimento nazionale cristiano di Vittoria ha inviato agli organi di stampa e agli addetti degli uffici comunali dei servizi sociali una dettagliata nota di protesta per la vicenda che vede protagonista un bambino di nove anni costretto in carrozzina, che frequenta o, meglio dire, frequentava, l'Istituto comprensivo San Biagio.
Nella nota si denuncia la mancata assistenza da parte dei servizi sociali del bambino mentre si trova a scuola. Non è stato, infatti, inviato a tempo debito, l'assistente igienico sanitario che si sarebbe dovuto occupare del piccolo.
L'insegnante del bambino, dopo aver concordato con il dirigente scolastico l'iter da seguire, ha deciso di segnalare il caso agli organi preposti.
La risposta fornita dall'impiegata ha dell'incrdibile. In sostanza finché il Comune non bandirà la gara d'appalto per scegliere gli operatori sociali destinati alle varie scuole di Vittoria "il bambino può continuare a recarsi a scuola accompagnato dalla mamma e, nel caso in cui questa fosse impedita, può tranquillamente tenerlo a casa per 15 o 20 giorni al massimo, tanto non succede nulla. Infine, il Comune è in deficit per colpa della Regione e, quindi, dello Stato".
Secondo il Movimento che ha diffuso la nota, però, la legge prevede che ogni alunno sia in classe sin dal primo giorno e che l'ente preposto a fornire assistenza agli studenti con gravi patologie, debba attivarsi per tempo, prima dell'inizio dell'anno scolastico.
Sembra, dunque, che si sia di fronte a una grave inadempienza. Non resta che auspicare che i responsabili dei servizi sociali riescano a trovare una soluzione al disagio del bambino, che non può frequentare la scuola, magari insieme agli insegnanti e alla dirigenza scolastica.

fonte:http://affaritaliani.libero.it/

martedì 25 settembre 2012

Disabili a scuola:tagli e barriere

Siamo l’unico Paese europeo che ha di fatto superato il modello delle scuole speciali: gli alunni che le frequentano sono soltanto lo 0,01%. Lo evidenzia un recente rapporto, «Education and disability», redatto per la Commissione europea dal Nesse, Network indipendente di esperti in scienze sociali ed educazione, che ha analizzato il percorso scolastico dei ragazzi con disabilità nei 27 Stati dell’Unione. Pur essendo primi in Europa per l’integrazione scolastica, sta però attraversando una fase di sofferenza il diritto allo studio dei quasi 200mila alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane.
ANCORA BARRIERE - A cominciare dalle barriere architettoniche che ancora ostacolano l’accesso in classe, come denuncia il decimo rapporto su «Sicurezza, qualità e comfort degli edifici scolastici», realizzato da Cittadinanzattiva nell’ambito della campagna nazionale "Imparare sicuri". Secondo l’indagine, che ha coinvolto un campione di 111 scuole e quasi 1.400 alunni con disabilità, in una su tre il bagno non è accessibile, mentre in un edificio su due non esiste l’ascensore e, quando c’è, nel 14% dei casi non funziona. Barriere architettoniche poi anche in aula, a mensa, nei laboratori, in palestra.
…E TAGLI AL SOSTEGNO - Altra nota dolente all’avvio di questo nuovo anno scolastico: la riduzione delle ore di sostegno. «Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni dai genitori sulla contrazione di ore di sostegno o di assistenza per la comunicazione rispetto a quelle assegnate l’anno scorso - sottolinea Salvatore Nocera, vicepresidente nazionale della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap -. I tagli anche agli enti locali stanno determinando problemi quotidiani alle famiglie». E poi: insegnanti di sostegno non ancora di ruolo che cambiano ogni anno, o che non arrivano in classe sin dal primo giorno di scuola.
CIRCOLARE DEL MINISTERO - Il Ministero dell’Istruzione assicura che «ad oggi sono confermate tutte le dotazioni organiche dello scorso anno. La legge n. 111 del 15 luglio 2001 (art. 19, comma 7) prevede il non superamento della dotazione dell’anno scolastico 2011/2012. Inoltre, essendo terminato il triennio di riduzioni (previsto dall’art. 64), nessun taglio è stato operato nell’anno scolastico 2012/2013». Già a luglio era stata emanata una circolare ministeriale che ribadisce le norme sul diritto alle deroghe per il sostegno, richiama alla «scrupolosa osservanza delle vigenti disposizioni sia per quanto riguarda le modalità e le procedure di individuazione degli alunni con disabilità, sia ai fini dell'assegnazione delle ore di sostegno», raccomanda la «massima attenzione nella costituzione delle classi con alunni disabili, nel senso di limitare, in presenza di grave disabilità o di due alunni disabili, la formazione delle stesse con più di 20 alunni».
DIFFIDA E RICORSI - Ma se è così, perché genitori e associazioni denunciano i tagli? «Molti uffici scolastici ed enti locali sono in difficoltà – risponde Nocera –. Ma non ci sono bilanci che tengano in presenza di un diritto costituzionale garantito, come quello allo studio. Lo ha ribadito anche la Corte Costituzionale nella sentenza n. 80 del 2010». Che fare allora? «Consigliamo ai genitori di diffidare per iscritto la struttura scolastica a dare le ore che spettano (facsimile sul sito dell’Associazione italiana persone Down alla scheda n. 310 ndr) – suggerisce il vicepresidente della Fish –. Qualora non abbia effetto la diffida, si può fare ricorso al Tar». Del resto, per far vivere i propri figli in un ambiente normale e non protetto, nella «scuola di tutti», sempre più spesso negli ultimi mesi i genitori hanno fatto ricorso ai tribunali regionali amministrativi, chiedendo e ottenendo il ripristino delle ore di sostegno tagliate. E una recente sentenza del Tar del Lazio ha annullato la bocciatura di uno studente che non aveva avuto ore di sostegno a sufficienza. Secondo i giudici, infatti, l’alunno non aveva raggiunto gli obiettivi minimi indicati nel piano educativo individualizzato (Pei) perché gli era stato assegnato un docente di sostegno soltanto per 4 ore a settimana. Battaglie, dunque, a colpi di raccomandate e carta bollata, ma non solo.
PROTOCOLLO MINISTERO SALUTE-MIUR - Per migliorare la qualità dell’integrazione scolastica a fine luglio i Ministeri della Salute e dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca hanno firmato un protocollo d’intesa di durata triennale. «Lo ha sollecitato anche l’Osservatorio sull’integrazione scolastica - operativo da quest’anno - per assicurare una maggiore attenzione sui singoli casi di alunni con disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) proprio in questo periodo di tagli alla spesa, e quindi di riduzione della garanzia del diritto allo studio» sottolinea Nocera.
MENO BUROCRAZIA - «L’accordo intende rafforzare il coordinamento tra i Ministeri ma anche a livello territoriale, tra Asl e Servizi regionali scolastici – spiega Raffaele Ciambrone, dirigente dell’Ufficio per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità presso la «Direzione per lo Studente» del Ministero dell’Istruzione –. Spesso, infatti, ci sono problematiche che vedono coinvolti più “attori”, come per esempio nell’iter diagnostico per l’integrazione scolastica: in questo caso si sta cercando di semplificare le procedure». Altro obiettivo è il potenziamento del ruolo dei Cts, i Centri territoriali di supporto, 96 distribuiti nelle varie Regioni, dove già operano insegnanti specializzati per l’inclusione scolastica. «In alcune Regioni – riferisce il dirigente del Ministero – stanno sperimentando sportelli che svolgono un servizio di consulenza per le scuole e le famiglie, ma anche di formazione degli insegnanti su nuove tecnologie e ausili in grado di favorire l’integrazione degli alunni con disabilità. Devono occuparsene, infatti, tutti i docenti, non solo quelli di sostegno».

fonte:http://www.corriere.it/

Armani e disabilità!

 Posto di seguito questo articolo(fantastico!) tratto da http://www.ilfattoquotidiano.it/

Paralimpiadi.  Evento straordinario sia per numero di atleti e di pubblico che per visibilità mediatica. Evento straordinario anche per il fatto che solo pochi anni fa qualcosa del genere sarebbe stato impensabile organizzarlo e, soprattutto, immaginarlo anche solo in termini di  coinvolgimento di spettatori non disabili. Evento straordinario anche perché accaduto proprio a Londra, una città con una attenzione straordinaria verso la disabilità e l’abbattimento delle barriere.  E’ davvero l’inizio di un cambiamento? Oppure solo una fiammata circoscritta? Lo scopriremo solo vivendo, come cantava il buon Battisti.
E in Italia? Com’è stata vissuta questa kermesse?  Come in quasi tutte le cose, a livello emotivo più che a livello pragmatico e propositivo.  Siamo passati da interventi di dubbio gusto, come la polemica innescata da Paolo Villaggio, alle solite esternazioni buoniste che sembrano partecipi ma che in realtà sottolineano ulteriormente la diversità.  Guai a dire, ad esempio, che Annalisa Minetti ti sta antipatica, ti tacciono subito: ‘ma sei stronzo, poverina…’. Una coppia di atleti non vedenti fidanzati tra di loro è stata etichetta come ‘tenera’.  Perché? Se la coppia è formata da disabili deve essere per forza “tenera” o suscitare tenerezza? Magari praticano lo scambio di coppia, il sadomaso e il bondage (con tutto il rispetto per ogni forma di piacere condiviso).
Il papà di Fantozzi, invece, tra le varie cose ha detto che “…è una manifestazione triste, non fa ridere…”. Come se la prerogativa dello sport fosse questa.  Del resto anche il suo personaggio più famoso non faceva ridere. Erano le sue disgrazie a far ridere. Lui non ne ha mai riso. Cosa che invece molti disabili sono capaci di fare di se stessi.  Il ragioniere era un personaggio antipatico: succube con i forti, forte con i deboli. Tradiva la moglie, maltrattava la figlia, si arruffianava il capo per guadagnare di più lavorando meno.  Tutto sommato le sue uscite sulle Paralimpiadi sono in linea con il personaggio.
Direte: che c’entra Armani  con le Paralimpiadi? C’entra, c’entra.  Per prima cosa, gli atleti vestivano ‘Emporio Armani’. Seconda cosa, una ragazza disabile, avrebbe voluto anche lei vestire Armani ma nella boutique in Galleria Cavour di Bologna non le è stato possibile perché buona parte dello store è sottoterra e ci arrivi solo dalle scale.
Oddio, si sopravvive anche senza  capi firmati, caro Giorgio, ma un minimo di coerenza?  Sei lo sponsor delle Paralimpidi e poi non ti preoccupi che i tuoi negozi siano accessibili a tutti?
Intendiamoci, quelli di Armani non sono i soli negozi inaccessibili.  Per via degli scalini mi sono ritrovato a fare il ‘cagnolino’ fuori sul marciapiede, mentre mia moglie provava degli abiti per una cerimonia. In realtà, in molti negozi almeno loro, i cagnolini, possono entrare. E pensare che io non abbaio e non sporco nemmeno.
L’architetto Stephen Thorpe, da anni impegnato nella promozione di una cultura dell’accessibilità, ha detto: “Vediamo ancora edifici dotati di lunghe rampe su un lato, ma si tratta di un approccio ‘vecchia maniera’ perché in passato, prima si progettava un edificio, poi si pensava a renderlo accessibile. Oggi, invece, progettiamo secondo principi più inclusivi e non parliamo più di un edificio o di un ingresso accessibile. Ci limitiamo a dire: “Questo è l’ingresso, entriamo tutti da qui”. Forse, proprio perché è un concetto così ovvio, che è tanto difficile farlo comprendere a tutti.

'__' Ma quanta coerenza!!!!!!

lunedì 24 settembre 2012

Texas:poliziotto uccide persona disabile

Un agente della polizia di Houston, in Texas, ha sparato ed ucciso un ritardato mentale su una carrozzina, senza un braccio ed una gamba, perché lo aveva "minacciato" con una penna. Secondo quanto scrive la Cnn, la tragedia si sarebbe consumata sabato mattina in una casa-accoglienza dove risiedeva la vittima, Brian Claunch.

Il proprietario dell'istituto aveva chiamato una pattuglia sostenendo di essere stato minacciato dall'invalido dopo essersi rifiutato di dargli una bibita e delle sigarette.

A quel punto l'uomo, come riferito dalla polizia, avrebbe tentato di "pugnalare" con la penna uno dei poliziotti. Il secondo agente ha quindi estratto la pistola uccidendo Claunch con un solo colpo.

Il poliziotto, Matthew Jacob Marib, è stato posto in fermo amministrativo per tre giorni un provvedimento che non ha fermato una violenta ondata di proteste contro la polizia.

fonte originale: Asca.it

venerdì 21 settembre 2012

Help for Heroes è l’associazione che aiuta numerose persone con disabilità ad essere a Porto San Giorgio, nelle Marche, al Mondiale di vela classe 2.4, che è cominciato oggi con 91 barche di 11 Paesi, un grande record. Si tratta di un mondiale che unisce tutti, disabilità o meno,giovani, anziani, maschki o femmine.
Qualche esempio?
Eroi di guerra. Come Craig Wood, il quale nel 2009 era in Afghanistan, aveva appena compiuto 18 anni. Esplode una bomba, ed è costretto a subire l’amputazione del braccio sinistro e delle gambe. Assieme a lui c'erano anche Steven e Luke, anch'essi con entrambe le gambe amputate.
Il campione italiano è Fabio Vignudini, modenese, divenuto tetraplegicoa causa di un incidente nell’85, accaduto nel corso di una una gara di motocross. Dopo qualche anno inizia a praticare vela ed ora si allena a Cattolica, città di residenza: “Vincere una regata davanti a chi non ha disabilità mi ha aiutato anche psicologicamente. Per questo ho scelto la 2.4, unica imbarcazione dove si gareggia insieme”.
C'è anche Daniele Malavolta, diventato tetraplegico dopo un incidente sul lavoro a 20 anni: “Nasco come sub e dopo aver provato la vela, nel 2002, ho capito ancor più che il mare è un’emozione per tutti: rende liberi. Questo vogliamo far capire a chi si avvicinerà alla vela e alla 2.4 grazie a questo Mondiale”.

Comune nega il trasporto per il figlio, il padre tenta il suicidio

Ecco un altro fatto quotidiano, tutt'altro che positivo e tutt'altro che a sostegno della disabilità.
"Il Comune gli continua a negare il pulmino per il trasporto del figlio disabile al centro di fisioterapia e lui, esasperato dal tira e molla degli impiegati, che va avanti da oltre dieci giorni, minaccia di buttarsi dalla finestra dell’assessorato ai servizi sociali. Sono dovuti intervenire i vigili urbani e poi i carabinieri per calmare Franco Esposito di 49 anni, l’uomo al centro di una storia di disagi familiari. Dopo averlo identificato, i militari l’hanno convinto a tornare a casa. Alcune ore dopo intanto l’amministrazione comunale ha deliberato la continuazione del trasporto gratuito per il disabile.
È successo negli uffici comunali di via Salvatore Di Giacomo, poco dopo che l’uomo, per l’ennesima volta, chiedeva l’assistenza veicolare per suo figlio Giovanni. Il ragazzo ha 22 anni e fin dalla nascita è affetto da un grave ritardo psicomotorio del cervelletto e da una instabilità caratteriale che ne condizionano pesantemente l’esistenza. In casa è guardato a vista dai genitori, perché i suoi movimenti sono sempre imprevedibili: «Dovrebbe frequentare per otto ore al giorno un centro di fisioterapia a Giugliano – racconta il padre – ma senza l’aiuto indispensabile di un servizio di trasporto municipale è costretto a rimanere a casa tutta la giornata. Purtroppo sono disoccupato e non posso accollarmi le spese di trasporto».
Il giovane disabile fino a poche settimane fa ha frequentato in regime di semiconvitto una struttura riabilitativa nel vicino comune, ma con la ripresa del corso era venuto a mancare l’aiuto dell’ente locale: «Mi hanno detto di attendere – continua Esposito – perché il Comune deve bandire una gara d’appalto per il servizio del pulmino; prima d'ora tutte le promesse non avevano avuto successo».
Nell’abitazione alla periferia della cittadina, intanto, Giovanni continua ad andare su e giù per la casa con il suo nervosismo che ne caratterizza i movimenti. Si esprime a gesti e con suoni cupi e s’appresta a passare un’altra giornata tra la cucina e la sua stanzetta, affacciandosi alle finestre sbarrate, per evitare brutte sorprese («prende farmaci speciali per restare più tranquillo» fa sapere il padre). Ha un fisico longilineo e quando non esce con i genitori rimane a torso nudo. La mamma, Concetta, è una donna rassegnata alla grave disabilità del figlio e segue come un’ombra il primogenito. L’altro fratellino, più piccolo di 13 anni, adesso è a scuola; affezionatissimo a Giovanni spesso condivide con lui una parte del tempo libero, anche quando nel pomeriggio esce per una passeggiata.
«Nessuno al Comune riusciva a comprendere il mio dramma – denuncia l’uomo, appena tornato a casa dopo aver tentato di mettere in pratica l’insano gesto – ma non mi sono arreso, Giovanni doveva essere assistito, era un suo diritto». Poi la svolta. Il Comune si ravvede e pone rimedio."

Fonte:il Mattino.it

giovedì 20 settembre 2012

Lettera di un disabile, multato seppur dotato di permessi










"Il giorno 6 giugno 2012 ho visitato grazie alla mia sedia a rotelle il Parco Sigurtà a Valeggio sul Mincio e all’uscita ho attraversato con la mia vettura da me guidata il paese, percorrendo anche una corsia riservata ai mezzi pubblici, ma l’ho fatto perché nella mia città (Bologna) e in tutte le città che ho visitato, ai titolari di concessione invalidi è permesso transitare nelle corsie riservate ai mezzi pubblici di cui al DPR 24/07/1996 n. 503 art. 3.
Dopo due mesi mi è stata notificata una contravvenzione per tale passaggio e alla mia richiesta di cancellazione in quanto invalido e titolare di contrassegno invalidi esposto sulla vettura, mi è stato risposto con una lettera generica, sicuramente per i residenti, nella quale si dice che bisogna leggere tutte le prescrizioni indicate al momento del rilascio del contrassegno, non solo quelle che fanno più comodo, ma non essendo residente, ma solo un semplice turista, non potevo sapere che il Comune di Valeggio sul Mincio ha emesso una ordinanza che permette il transito di alcuni mezzi pubblici e lo vieta ad altri, compresi i veicoli degli invalidi a differenza di tutti gli altri comuni, e in contrasto con la sentenza 719/08, nella quale la Corte ha ribadito la piena validità del contrassegno, purchè regolarmente esposto sulla parte anteriore del veicolo al servizio del disabile in tutto il territorio nazionale, affinchè i veicoli con a bordo il disabile titolare della speciale autorizzazione possano liberamente circolare nelle ZTL e perfino nelle aree pedonali alle quali sia consentito l’accesso anche a una sola categoria di veicoli in servizio di pubblica utilità.
A questo punto ho scritto al Sindaco, ma mi ha risposto ancora una volta il Comando della Polizia Locale, dicendomi che posso ricorrere al Giudice di Pace, cosa che mi creerebbe notevoli difficoltà visto che sarei citato per l’Udienza al Tribunale di Verona, difficoltà che si sommerebbero ai costi di trasferimento."

Tratto da:
http://www.oltrelebarriere.net/

Storie di vita e di Paraolimpiadi

Achmat Hassiem è un nuotatore paralimpico sudafricano, senza una gamba. Non è nato così: sei anni fa si trovava al largo di Città del Capo. Hassiem aveva attirato uno squalo per tenerlo lontano da suo fratello minore, precedentemente aggredito. Riuscì a salvare il fratello, ma nel frattempo lo squalo gli addentava la gamba, trascinandolo per 50 metri.Così ogni volta che si getta in piscina, nuota più velocemente che può, come se quel terribile pescecane fosse ancora dietro di lui.
Alla faccia di chi si è permesso di denigrare le Paraolimpiadi...vorrei solo che chi apre bocca si informasse preventivamente, perchè dietro ad ogni persona c'è una storia, spesso drammatica come questa.

mercoledì 19 settembre 2012

Simona Atzori

Pur essendo senza braccia, Simona è una donna fantastica, oltre che bravissima. Ballerina di danza classica e pittrice,  nasce nel 1974 a Milano. Suo il libro "Cosa ti manca per essere felice?", la sua storia è inoltre raccontata nel libo scritto da Candido Cannavò "E li chiamano disabili", che consiglio(bellissimo davvero!). Giovedì sera qui a Padova, al teatro Verdi, ore 20:45, si terrà un suo spettacolo, i cui ricavati saranno devoluti al villaggio St.Martin in Africa, di cui lei stessa è ambasciatrice. Io ci sarò ;)






martedì 18 settembre 2012

Bambina bocciata perchè disabile

Questo è il video di Sara, una bambina disabile che è stata bocciata in terza media, a causa della sua condizione. il caso è finito in tribunale.( Giustamente!)

Scrivere con gli occhi è possibile

Sono diverse le patologie(sclerosi multipla, distrofie muscolari, traumi del midollo spinale) che possono condurre alla paralisi totale o di qualche arto, privando magari le persone anche della capacità di parlare. A questi livelli la comunicazione diventa un'impresa, ma, fortunatamente, ad oggi sono diverse le ricerche che cercano di offrire ausili in questo campo.
" La prima ricerca, apparsa sul Journal of Neural Engineering, è stata condotta da studiosi dell'Imperial College di Londra usando uno strumento chiamato GT3D che altro non è che una (geniale) accozzaglia di apparecchi già disponibili sul mercato e soprattutto assai economici. A un normalissimo paio di occhiali senza lenti (una montatura che costa circa quattro euro) Aldo Faisal, bioingegnere a Londra, ha applicato due telecamerine da venticinque euro l'una puntate verso gli occhi di chi indossa lo strumento. Le telecamere registrano e “fotografano” continuamente la posizione della pupilla; grazie a programmi di calcolo e calibrazione, quindi, il sistema capisce esattamente dove il soggetto sta puntando lo sguardo su uno schermo di computer. Non finisce qui: il sistema è tridimensionale, nel senso che riesce anche a capire dove si sta focalizzando lo sguardo, a quale distanza: una caratteristica che, secondo il ricercatore, potrebbe consentire l'uso del metodo per guidare una sedia a rotelle semplicemente guardando dove si vuole arrivare."(Corriere.it)
In Francia invece c'è uno schermo che insegna a muovere gli occhi in modo omogeneo e non discontinuo, come se fossero penne con cui poter scrivere in corsivo, oltre che firmarsi. Il tutto è ancora in via sperimentale, nei giorni a venire questi metodi saranno testati grazie all'ausilio di persone con sclerosi multipla, distrofia ecc...