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Ilaria

venerdì 21 settembre 2012

Comune nega il trasporto per il figlio, il padre tenta il suicidio

Ecco un altro fatto quotidiano, tutt'altro che positivo e tutt'altro che a sostegno della disabilità.
"Il Comune gli continua a negare il pulmino per il trasporto del figlio disabile al centro di fisioterapia e lui, esasperato dal tira e molla degli impiegati, che va avanti da oltre dieci giorni, minaccia di buttarsi dalla finestra dell’assessorato ai servizi sociali. Sono dovuti intervenire i vigili urbani e poi i carabinieri per calmare Franco Esposito di 49 anni, l’uomo al centro di una storia di disagi familiari. Dopo averlo identificato, i militari l’hanno convinto a tornare a casa. Alcune ore dopo intanto l’amministrazione comunale ha deliberato la continuazione del trasporto gratuito per il disabile.
È successo negli uffici comunali di via Salvatore Di Giacomo, poco dopo che l’uomo, per l’ennesima volta, chiedeva l’assistenza veicolare per suo figlio Giovanni. Il ragazzo ha 22 anni e fin dalla nascita è affetto da un grave ritardo psicomotorio del cervelletto e da una instabilità caratteriale che ne condizionano pesantemente l’esistenza. In casa è guardato a vista dai genitori, perché i suoi movimenti sono sempre imprevedibili: «Dovrebbe frequentare per otto ore al giorno un centro di fisioterapia a Giugliano – racconta il padre – ma senza l’aiuto indispensabile di un servizio di trasporto municipale è costretto a rimanere a casa tutta la giornata. Purtroppo sono disoccupato e non posso accollarmi le spese di trasporto».
Il giovane disabile fino a poche settimane fa ha frequentato in regime di semiconvitto una struttura riabilitativa nel vicino comune, ma con la ripresa del corso era venuto a mancare l’aiuto dell’ente locale: «Mi hanno detto di attendere – continua Esposito – perché il Comune deve bandire una gara d’appalto per il servizio del pulmino; prima d'ora tutte le promesse non avevano avuto successo».
Nell’abitazione alla periferia della cittadina, intanto, Giovanni continua ad andare su e giù per la casa con il suo nervosismo che ne caratterizza i movimenti. Si esprime a gesti e con suoni cupi e s’appresta a passare un’altra giornata tra la cucina e la sua stanzetta, affacciandosi alle finestre sbarrate, per evitare brutte sorprese («prende farmaci speciali per restare più tranquillo» fa sapere il padre). Ha un fisico longilineo e quando non esce con i genitori rimane a torso nudo. La mamma, Concetta, è una donna rassegnata alla grave disabilità del figlio e segue come un’ombra il primogenito. L’altro fratellino, più piccolo di 13 anni, adesso è a scuola; affezionatissimo a Giovanni spesso condivide con lui una parte del tempo libero, anche quando nel pomeriggio esce per una passeggiata.
«Nessuno al Comune riusciva a comprendere il mio dramma – denuncia l’uomo, appena tornato a casa dopo aver tentato di mettere in pratica l’insano gesto – ma non mi sono arreso, Giovanni doveva essere assistito, era un suo diritto». Poi la svolta. Il Comune si ravvede e pone rimedio."

Fonte:il Mattino.it

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