Era il settembre del 1962 quando l’Italia ritirò dal commercio il
thalidomide. La Germania lo aveva fatto dieci mesi prima. Un ritardo su
un ritardo. Perché il taholidomide, un sedativo che tra il 1957 e il
1962 veniva somministrato alle donne in gravidanza contro le nausee, si
era già rivelato una bomba a orologeria: bloccava lo sviluppo degli arti
del feto. I bambini nati danneggiati dal thalidomide sono almeno 10mila
nel mondo. Ora la Grunenthal, l’azienda farmaceutica tedesca che quel
farmaco lo produceva, ha chiesto ufficialmente scusa. Ci ha messo
cinquant’anni e lo ha fatto per bocca del suo amministratore delegato,
Harald Stock. «chiediamo che si consideri il nostro lungo silenzio come
un segnale dello shock che quello che vi accadde provocò in noi», ha
detto. Le scuse sono arrivate in occasione dell’inaugurazione di una
statua dedicata alle vittime viventi e scomparse del farmaco. Troppo
tardi e troppo poco.
Il tardi è evidente a tutti. Il poco lo fa intuire Giancarlo Cosio,
milanese, 49 anni, oro agli Europei di sci nautico per disabili nel
2010, nello slalom, gira l’Italia nelle scuole insieme a Exodus. Per
colpa del thalidomide su quattro arti ne ha solo uno buono, la gamba
sinistra. Sua madre lo prese nell’estate 1962, quando in Germania il
farmaco era già stato ritirato dal commercio da almeno sette mesi. Cosio
fa notare un particolare, sulla targa: «L’azienda sulla statua ha voluto ricordare le vittime del Contergan, non del thalidomide. C’è scritto così». Contergan è il nome commerciale del farmaco, quello con cui è stato venduto in Germania. «In
questo modo l’azienda continua nella strada che ha sempre battuto
fin’ora, cioè di non assumersi alcuna responsabilità per le vittime
fuori dalla Germania, sostenendo che negli altri Paesi la
responsabilità è delle aziende che erano autorizzate alla vendita». Per
questo la Grunenthal paga risarcimenti solo ai thalidomidici tedeschi:
«se fossero scuse vere, sentite, non ipocrite, l’azienda dovrebbe
risarcire anche tutti noi che tedeschi non siamo», dice Cosio.
In Italia è solo dal 2006 che la legge riconosce i thalidomidici e gli
assegna un risarcimento: «molti però sono ancora in attesa dell’esito
delle pratiche», dice Cosio.
fonte:http://www.vita.it
Blog nato a partire dalla mia esperienza di volontariato in piscina a contatto con persone con disabilità(ecco il perchè di "acquasenzabarriere"), successivamente ampliato anche a tematiche più generali, ma comunque curiose ed interessanti fonti di riflessione.
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sabato 29 settembre 2012
Talidomide: il farmaco che causò disabilità
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