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Ilaria

sabato 29 settembre 2012

Talidomide: il farmaco che causò disabilità

Era il settembre del 1962 quando l’Italia ritirò dal commercio il thalidomide. La Germania lo aveva fatto dieci mesi prima. Un ritardo su un ritardo. Perché il taholidomide, un sedativo che tra il 1957 e il 1962 veniva somministrato alle donne in gravidanza contro le nausee, si era già rivelato una bomba a orologeria: bloccava lo sviluppo degli arti del feto. I bambini nati danneggiati dal thalidomide sono almeno 10mila nel mondo. Ora la Grunenthal, l’azienda farmaceutica tedesca che quel farmaco lo produceva, ha chiesto ufficialmente scusa. Ci ha messo cinquant’anni e lo ha fatto per bocca del suo amministratore delegato, Harald Stock. «chiediamo che si consideri il nostro lungo silenzio come un segnale dello shock che quello che vi accadde provocò in noi», ha detto. Le scuse sono arrivate in occasione dell’inaugurazione di una statua dedicata alle vittime viventi e scomparse del farmaco. Troppo tardi e troppo poco.
Il tardi è evidente a tutti. Il poco lo fa intuire Giancarlo Cosio, milanese, 49 anni, oro agli Europei di sci nautico per disabili nel 2010, nello slalom, gira l’Italia nelle scuole insieme a Exodus. Per colpa del thalidomide su quattro arti ne ha solo uno buono, la gamba sinistra. Sua madre lo prese nell’estate 1962, quando in Germania il farmaco era già stato ritirato dal commercio da almeno sette mesi. Cosio fa notare un particolare, sulla targa: «L’azienda sulla statua ha voluto ricordare le vittime del Contergan, non del thalidomide. C’è scritto così». Contergan è il nome commerciale del farmaco, quello con cui è stato venduto in Germania. «In questo modo l’azienda continua nella strada che ha sempre battuto fin’ora, cioè di non assumersi alcuna responsabilità per le vittime fuori dalla Germania, sostenendo che negli altri Paesi la responsabilità è delle aziende che erano autorizzate alla vendita». Per questo la Grunenthal paga risarcimenti solo ai thalidomidici tedeschi: «se fossero scuse vere, sentite, non ipocrite, l’azienda dovrebbe risarcire anche tutti noi che tedeschi non siamo», dice Cosio.
In Italia è solo dal 2006 che la legge riconosce i thalidomidici e gli assegna un risarcimento: «molti però sono ancora in  attesa dell’esito delle pratiche», dice Cosio.

fonte:http://www.vita.it

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