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Ilaria

giovedì 6 dicembre 2012

A 8 anni studia da casa grazie ad una webcam


Con la disponibilità di una scuola elementare milanese, i genitori di un ragazzino 
disabile riescono a farlo "studiare a distanza"
 
immagine newsMarco ha otto anni ed è affetto da Sma, atrofia
 muscolare spinale, una malattia che nelle
 conseguenze fisiche è molto simile alla terribile
 Sla, diventatacelebre per aver mietuto vittime 
soprattutto tra gli ex 
calciatori. Negli ultimi anni a 
poco a poco la malattia gli ha bloccato i muscoli e
 l'ha costretto a vivere senza muoversi, a vedere 
il mondoattraverso il  flusso di bit che corre nella
 fibra ottica.
Fino allo scorso settembre l'atrofia muscolare 
gli aveva lasciato al massimo tre giorni di scuola 
all'anno. Il primo e gli ultimi due, giusto per 
guardare in faccia i compagni 
dell'Istituto comprensivo Italo Calvino di Milano. Troppo
 poco per conoscerli e farseli amici. Oggi Marco ha battuto 
la malattia inguaribile. Grazie al computer, alla webcam
 e alla fibra ottica, infatti, Marco riprende ogni mattina il 
suo posto in classe in mezzo ai compagni che adesso sono i suoi amici.
La forza e la tenacia dei genitori, che hanno tentato, studiato e scoperto
 soluzioni, gli hanno permesso di ricominciare ad essere Marco, quello dell'ultimo
 banco dove ora in 
un grande schermo ci sono i suoi occhi vispi e marroni. La sua "astronave", la
 libreria piena di fili e lucine, con schermo e tastiera, è un regalo di tanti. Della
mammaLaura,del preside del Calvino, Aldo Acquati, dei tecnici che gli hanno 
cablato la casa e la scuola con la fibra ottica, della maestra di sostegno che
 lo segue a domicilio, degli insegnanti che non hanno mai smesso di credere 
che fosse possibile.
"Oggi dopo tre anni di tentativi Marco ha ripreso a seguire le lezioni - 
racconta la madre -. Mezza giornata di scuola a distanza, poi le terapie per 
aiutarlo a respirare". 
Nonostante la malattia lo costringa su una sedia a rotelle, nonostante i muscoli
 siano fasci di fibre senza forza, Marco muove le dita sulla "cloche", sul
 joystick che dirige le telecamere nell'aula.
Con le dita zooma sui visi dei compagni, sulla lavagna e sul professore. "Abbiamo
 voluto che tutto apparisse reale, che Marco avesse la possibilità di "muoversi"
 liberamente all'interno della classe", racconta sempre la madre. Perché più che 
la didattica, qui conta la possibilità di vivere come gli altri compagni, di sentirsi uno
 di loro.
Marco non si muove, ma è lucido e parla come un normale bambino di 8 anni. 
A volte l'amore, l'affetto dei genitori aiuta a vedere più in là delle speranze della
 medicina. Non è questo il caso; è una malattia inguaribile, nessuno alimenta
 false attese. Neppure Marco, che a volte lo chiede a sua mamma e ai professori: 
"Perché proprio a me, perché non sono come loro?". Oggi sa che la sua è una vita
 speciale, una su 10 mila, questa l'incidenza della rarissima malattia.


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