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Ilaria

martedì 11 dicembre 2012

La fattoria “Fuori di zucca” lancia la sfida e dà lavoro a disabili mentali ed ex drogati

​Autoironici ed espliciti: «Bisogna essere proprio fuori di zucca per realizzare una fattoria in un manicomio – si legge nel "Benvenuto" che apre la home page del loro sito internet –, ma bisogna essere ancora più fuori di zucca per non accorgersi del grande bisogno di riconciliarsi con la "Terra Madre", allora, quale posto migliore se non un ex-ospedale psichiatrico per esorcizzare la pazzia che divora l’ecosistema e la biodiversità omologando tutto in un immenso niente grigio». Tant’è che hanno chiamato proprio "Fuori di zucca" la fattoria – gestita dalla cooperativa sociale "Un fiore per la vita" – che ha sede nell’ex-l’ospedale psichiatrico civile "Santa Maria Maddalena" in uno dei padiglioni piccoli. Cooperativa che a proprie spese l’ha fatto ristrutturare («Facemmo un mutuo», spiega Giuliano Ciano, il presidente) e per il quale paga regolamente l’affitto mensile alla Asl dal 2005.

Così lavorano anche disabili mentali, ex-tossicodipendenti e persone con differenti disagi: «Vogliamo che qui ci si prenda cura della persona e della sua condizione sociale, offrendo la possibilità di vivere il lavoro come momento di emancipazione della propria individualità e di affermazione delle proprie potenzialità». E fa un gran bell’effetto sentirlo dire di fronte a uno dei padiglioni più spettrali (la "Sezione Livi"), nei quali, fino a pochi decenni fa, veniva rinchiuso chi aveva (o dicevano avesse) un problema mentale. Non a caso – continua Ciano – «l’educazione, l’integrazione lavorativa e il recupero sociale di persone momentaneamente in difficoltà sono parte integrante della realizzazione dei nostri servizi e prodotti».

E sono molti. L’agricoltura biologica con «la produzione e vendita di verdure e trasformati», la ristorazione con «la cucina contadina e i piatti tipici», le visite didattiche con «i laboratori innovativi sulla natura e l’ambiente rivolti a scuole e gruppi» e gli eventi con «le feste, meeting, compleanni e cerimonie».

All’aperto, sotto la pioggia, due ragazzi stanno allestendo una nuova serra dopo avere dato da mangiare agli animali. Ma proprio oggi c’è una visita. I tavoli sono apparecchiati per una trentina di persone e nella grande cucina Sonia è una trottola che non si ferma un istante. Ha trentaquattro anni, è stata tossicodipendente (ha chiuso da anni con la roba), adesso è "supervisore" responsabile della cucina stessa: «Ce la sto mettendo tutta per affermarmi come lavoratrice, donna e mamma (ha un figlioletto di due anni e mezzo, ndr). Sono cambiate le mie priorità, ora lavoro e e quando torno a casa tutto il mio tempo, che prima usavo per procurarmi la droga, è per mio figlio. La sera finalmente possiamo ridere insieme a raccontarci le nostre giornate».

Sono una sfida questa cooperativa e questa fattoria. Perché dentro il primo manicomio in Italia. Perché dentro una terra che di pazzie ne ha molte, dalla camorra al malaffare, all’egoismo. E l’abbandono dell’ex-ospedale psichiatrico almeno un effetto positivo lo ha avuto: «Ha preservato questo parco da attacchi di contaminazioni inquinanti – spiega Ciano –, delle quali purtroppo è vittima il territorio circostante». E Sonia, intanto, continua a cucinare per trenta.

fonte:http://www.avvenire.it/

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