ROMA
- Quasi ottantenne lui, 35 anni lei, afflitta da un ritardo mentale.
Non è stata considerata una storia d’amore tra due persone «emarginate»
quella nascosta per alcuni mesi da un anziano e una ragazza disabile, ma
una triste vicenda di abuso. Ieriil Tribunale ha condannato Giuseppe
Z., 78 anni, a un anno e mezzo di reclusione per violenza sessuale su
una persona incapace. Una vittoria per la famiglia di Sara (il nome è di
fantasia), una ragazza solare col quoziente intellettivo di una bambina
di 5 anni. «Ha approfittato della sua ingenuità», ha detto in aula il
legale dei genitori della ragazza, l’avvocato Manuela Maccaroni. «Non si
può negare né a un anziano, né a un disabile di avere una carezza», ha
ribattuto il legale dell’imputato, Carla Manduchi.
L’uomo, lasciato dalla moglie dopo 47 anni di matrimonio, aveva notato Sara, figlia di vicini di casa: «La vedevo bella, ma propria bella». E lei, dal canto suo, aveva spiegato al perito: «Io posso andare a lavorare, ma non posso farel’amore». Il papà di Sara li aveva sorpresi in macchina nel novembre 2007. «Amoreggiavamo», aveva detto al pm. Ma l’imputato aveva spiegato: «Avevo trovato in lei una gioia che forse anche nella sua vita non sarebbe arrivata di nuovo». E l’avvocato Maccaroni aveva ribattuto: «Questa tesi dimostra che aveva consapevolezza dell’handicap e dell’abuso».
L’uomo, lasciato dalla moglie dopo 47 anni di matrimonio, aveva notato Sara, figlia di vicini di casa: «La vedevo bella, ma propria bella». E lei, dal canto suo, aveva spiegato al perito: «Io posso andare a lavorare, ma non posso farel’amore». Il papà di Sara li aveva sorpresi in macchina nel novembre 2007. «Amoreggiavamo», aveva detto al pm. Ma l’imputato aveva spiegato: «Avevo trovato in lei una gioia che forse anche nella sua vita non sarebbe arrivata di nuovo». E l’avvocato Maccaroni aveva ribattuto: «Questa tesi dimostra che aveva consapevolezza dell’handicap e dell’abuso».
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