molto attivo, tra lavoro, impegno sociale
e faccende
domestiche. Ovvero: come
essere indipendenti pur necessitando
di
assistenza. Gli abbiamo dedicato la
copertina, ora ascoltiamo le sue
parole.
Il mio nome è Gabriele,
ho 22 anni, vivo
a Torino ed ho la Spina Bifida. Questa
patologia mi ha
costretto a spostarmi
con l’ausilio di una carrozzina che fino a 10
anni fa era manuale;
ora, per permettermi di svolgere sempre più in
autonomia le mie
molteplici attività, uso quella elettrica.
Sono quindi un ragazzo
disabile, o forse è meglio dire diversamente
abile oppure handicappato?
Eh sì, perché la società di oggi usa molti
termini per indicare chi,
come me, ha una disabilità. Ora però
torniamo alla mia giornata tipo.
Questo discorso, forse, lo riprenderò dopo…
Vado a vivere da solo
Recentemente, precisamente il 1 marzo 2008, ho realizzato un
grande
sogno, quello di staccarmi dai miei genitori e andare a
vivere da solo.
Cioè proprio solo-solo no, con un’assistente che
sta con me giorno e
notte e mi aiuta a fare tutte quelle cose che
io da solo non riesco a
fare.
Il dubbio che vi può
venire è quale differenza ci sia a vivere con i
genitori o con un’altra
persona che comunque deve sempre aiutarmi a
svolgere alcune attività
della mia giornata. Differenza sostanziale! Con
i miei genitori non
avevo in mano la mia vita a 360 gradi perché non
ero io in prima persona
a gestire la casa e tutto quello che ciò comporta.
Ora sì.
Anche se ho
un’assistente sempre, giorno e notte, sono io il padrone di
casa e
quindi io a dovermi occupare della quotidianità in toto. Si deve
pensare
che l’assistente personale, cosi mi piace chiamarla, è il braccio
e la
persona disabile la mente.
La mia giornata
Ogni mattina alle 6.30, Loredana, la mia assistente, mi viene a svegliare ed
inizia a prepararmi per andare al lavoro; dopo circa
mezz’ora facciamo
assieme colazione e verso le 7.30 mia madre con la
nostra auto attrezzata
viene a prendermi per accompagnarmi al lavoro.
Se lei non può esserci è
tutto molto più complicato perché devo prendere
il pullman, non uno ma
ben due. Prendendo il pullman devo uscire di
casa alle 7.00
precisissime, andare alla fermata e sperare che il primo
che passa sia
attrezzato con la pedana. Dopo circa 20 minuti di
viaggio scendo e
aspetto il secondo sperando che anche quello
sia subito attrezzato.
Spesso mi capita di doverne aspettare due
per poter salire.
Ogniqualvolta trovo un
mezzo non attrezzato non sto con le mani
in mano disperandomi perché la
vita con me è stata così crudele
ma mi attivo subito per capire come mai
quel mezzo pubblico
non era accessibile. Tutto questo viaggio fino al
posto dove
lavoro lo faccio completamente da solo, senza assistente al
seguito.
Arrivato al lavoro, si spera in orario, alle 8.00, vi rimango fino alle
16.00. In queste ore mi occupo di
prenotazioni esami e visite e
della gestione amministrativa del Centro
Regionale per la Cura della
Spina Bifida.
Alle 16.00 inizia la
mia seconda giornata: da quando sono maggiorenne
mi occupo di
volontariato, sono presidente dell’Associazione
Diritti Negati,
vicepresidente dell’Associazione Piemontese Spina
Bifida e da poche
settimane faccio parte del Consiglio Direttivo
della Consulta per le
Persone in Difficoltà. Essendo molto impegnato
nel sociale, dopo il
lavoro spesso partecipo a riunioni e tavoli di
confronto tra enti
pubblici ed associazioni per cercare appunto di
risolvere i molteplici
problemi che devono affrontare le persone
disabili per vivere una vita
dignitosa. Tutto questo sempre da solo,
senza Loredana.
Invece se non ho da
fare esco con gli amici o rientro di corsa a casa
per rilassarmi un po’.
A casa mi aspetta Loredana. Mi aiuta nuovamente
a cambiarmi e poi
sovente usciamo a fare la spesa.
Il fatto che lei mi
aiuti a cambiarmi e quindi entri in contatto con
la mia intimità non mi
pesa affatto perché sono perfettamente
consapevole che senza di lei o
un’altra persona queste cose non
riuscirei a farle e quindi la mia vita
si fermerebbe, non potrebbe essere
così attiva.
Rientrati a casa
iniziamo a preparare la cena ed il mio compito è
apparecchiare. Se lei
non c’è mi sono fatto attrezzare la cucina in
modo da poter anche
cucinare. Ebbene sì, nonostante la disabilità
riesco a cucinare! Riesco
anche a lavare, a stendere il bucato e a togliere
un po’ la polvere.
I genitori
Mi piace occuparmi anche della gestione della casa perché, come detto,
voglio vivere la mia vita a 360 gradi. Voglio essere parte attiva della
mia vita e non solo oggetto passivo di assistenza. Ho sempre sostenuto
che ogni persona, abile o disabile che sia, debba prendere in mano la
propria esistenza.
Spesso i genitori non
lasciano volare via i propri figli perché pensano
che debbano sempre
essere protetti facendo attenzione che la loro
vita proceda senza nessun
problema, oltre a quelli che già ci sono.
Credo personalmente che
questo sia sbagliato, perché bisogna
permettere ai propri figli, anche
disabili, di commettere alcuni errori
(che non compromettano la vita,
logicamente), di sbattere il naso
a volte per permettere loro di
crescere più forti, maturi e responsabili.
I miei genitori sono
stati fondamentali lungo il mio “cammino”. È
grazie alla loro grinta, al
loro amore ed al loro farmi sentire un ragazzo
“normale” che io ho
questa voglia di lottare e di vivere. Loro mi
hanno sempre reso
partecipe quando si trattava di prendere decisioni
importanti sulla mia
vita, la mia salute. Non mi hanno mai fermato
quando volevo realizzare i
miei progetti, facendomi a volte sbattere
il naso. Li ringrazierò per
sempre per avermi fatto crescere così.
Non abili
Tornando ai diversi modi di denominare una persona con problemi fisici
o
intellettivi, penso che l’espressione “diversamente abile” sia
inappropriata
perché ognuno di noi è diversamente abile, cioè ha abilità
diverse.
Handicappato invece trovo sia un termine troppo forte e un po’
offensivo.
Il mio termine abituale è disabile, cioè non abile a fare
alcune cose.
È vero, chi ha una
patologia come la mia non è abile a fare alcune cose,
deve essere
aiutato da un’altra persona, cioè l’assistente personale che
io ho e
ringrazio di avere.
Cos'è la Spina Bifida
La Spina Bifida è una
grave malformazione congenita della colonna vertebrale
e del midollo
spinale: se un bambino nasce affetto da questa patologia
è perché,
intorno al ventottesimo giorno dopo il suo concepimento, la sua
colonna
vertebrale "non si è chiusa".
La patologia presenta diverse forme, con gravità differente, che
comportano danni irreversibili al midollo spinale, come la perdita della
mobilità degli arti inferiori, la difficoltà nel controllo degli
sfinteri e altre complicazioni neurologiche.
Una persona con Spina Bifida non può guarire, ma molto si può fare
perché possa condurre una vita serena.
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Blog nato a partire dalla mia esperienza di volontariato in piscina a contatto con persone con disabilità(ecco il perchè di "acquasenzabarriere"), successivamente ampliato anche a tematiche più generali, ma comunque curiose ed interessanti fonti di riflessione.
Nuovo blog
Presto il blog si trasferirà all'indirizzo disabilitasenzabarriere.it. Puoi già visitare il sito e inviarci la tua e-mail. La useremo soltanto per informarti quando il blog sarà attivo.
Un saluto!
Ilaria
mercoledì 5 dicembre 2012
Torino: Gabriele Ragazzo Disabile ma molto Attivo e Impegnato nel Sociale ci Racconta la sua Giornata Tipo
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