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Ilaria

mercoledì 5 dicembre 2012

Torino: Gabriele Ragazzo Disabile ma molto Attivo e Impegnato nel Sociale ci Racconta la sua Giornata Tipo

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immagine newsLa giornata tipo di un ragazzo disabile 
molto attivo, tra lavoro, impegno sociale
 e faccende domestiche. Ovvero: come
 essere indipendenti pur necessitando 
di assistenza. Gli abbiamo dedicato la 
copertina, ora ascoltiamo le sue parole.
Il mio nome è Gabriele, ho 22 anni, vivo
 a Torino ed ho la Spina Bifida. Questa 
patologia mi ha costretto a spostarmi 
con l’ausilio di una carrozzina che fino a 10 anni fa era manuale; 
ora, per permettermi di svolgere sempre più in autonomia le mie 
molteplici attività, uso quella elettrica.
Sono quindi un ragazzo disabile, o forse è meglio dire diversamente
 abile oppure handicappato? Eh sì, perché la società di oggi usa molti
 termini per indicare chi, come me, ha una disabilità. Ora però
 torniamo alla mia giornata tipo. Questo discorso, forse, lo riprenderò dopo…
Vado a vivere da solo
Recentemente, precisamente il 1 marzo 2008, ho realizzato un 
grande sogno, quello di staccarmi dai miei genitori e andare a 
vivere da solo. Cioè proprio solo-solo no, con un’assistente che
 sta con me giorno e notte e mi aiuta a fare tutte quelle cose che
 io da solo non riesco a fare.
Il dubbio che vi può venire è quale differenza ci sia a vivere con i 
genitori o con un’altra persona che comunque deve sempre aiutarmi a
 svolgere alcune attività della mia giornata. Differenza sostanziale! Con 
i miei genitori non avevo in mano la mia vita a 360 gradi perché non
 ero io in prima persona a gestire la casa e tutto quello che ciò comporta. 
Ora sì.
Anche se ho un’assistente sempre, giorno e notte, sono io il padrone di 
casa e quindi io a dovermi occupare della quotidianità in toto. Si deve
 pensare che l’assistente personale, cosi mi piace chiamarla, è il braccio 
e la persona disabile la mente.
La mia giornata
Ogni mattina alle 6.30, Loredana, la mia assistente, mi viene a svegliare ed
 inizia a prepararmi per andare al lavoro; dopo circa mezz’ora facciamo 
assieme colazione e verso le 7.30 mia madre con la nostra auto attrezzata
 viene a prendermi per accompagnarmi al lavoro.
Se lei non può esserci è tutto molto più complicato perché devo prendere
 il pullman, non uno ma ben due. Prendendo il pullman devo uscire di 
casa alle 7.00 precisissime, andare alla fermata e sperare che il primo
 che passa sia attrezzato con la pedana. Dopo circa 20 minuti di
 viaggio scendo e aspetto il secondo sperando che anche quello 
sia subito attrezzato. Spesso mi capita di doverne aspettare due
 per poter salire.
Ogniqualvolta trovo un mezzo non attrezzato non sto con le mani 
in mano disperandomi perché la vita con me è stata così crudele 
ma mi attivo subito per capire come mai quel mezzo pubblico
 non era accessibile. Tutto questo viaggio fino al posto dove
 lavoro lo faccio completamente da solo, senza assistente al seguito.

Arrivato al lavoro, si spera in orario, alle 8.00, vi rimango fino alle 
16.00. In queste ore mi occupo di prenotazioni esami e visite e 
della gestione amministrativa del Centro Regionale per la Cura della 
Spina Bifida.
Alle 16.00 inizia la mia seconda giornata: da quando sono maggiorenne
 mi occupo di volontariato, sono presidente dell’Associazione 
 Diritti Negati, vicepresidente dell’Associazione Piemontese Spina 
Bifida e da poche settimane faccio parte del Consiglio Direttivo 
della Consulta per le Persone in Difficoltà. Essendo molto impegnato 
nel sociale, dopo il lavoro spesso partecipo a riunioni e tavoli di 
confronto tra enti pubblici ed associazioni per cercare appunto di 
risolvere i molteplici problemi che devono affrontare le persone
 disabili per vivere una vita dignitosa. Tutto questo sempre da solo, 
senza Loredana.
Invece se non ho da fare esco con gli amici o rientro di corsa a casa
 per rilassarmi un po’. A casa mi aspetta Loredana. Mi aiuta nuovamente
 a cambiarmi e poi sovente usciamo a fare la spesa.
Il fatto che lei mi aiuti a cambiarmi e quindi entri in contatto con
 la mia intimità non mi pesa affatto perché sono perfettamente 
consapevole che senza di lei o un’altra persona queste cose non 
riuscirei a farle e quindi la mia vita si fermerebbe, non potrebbe essere
 così attiva.
Rientrati a casa iniziamo a preparare la cena ed il mio compito è
 apparecchiare. Se lei non c’è mi sono fatto attrezzare la cucina in
 modo da poter anche cucinare. Ebbene sì, nonostante la disabilità 
riesco a cucinare! Riesco anche a lavare, a stendere il bucato e a togliere
 un po’ la polvere.
I genitori
Mi piace occuparmi anche della gestione della casa perché, come detto, 
 voglio vivere la mia vita a 360 gradi. Voglio essere parte attiva della 
 mia vita e non solo oggetto passivo di assistenza. Ho sempre sostenuto
 che ogni persona, abile o disabile che sia, debba prendere in mano la
 propria esistenza.
Spesso i genitori non lasciano volare via i propri figli perché pensano
 che debbano sempre essere protetti facendo attenzione che la loro
 vita proceda senza nessun problema, oltre a quelli che già ci sono.
Credo personalmente che questo sia sbagliato, perché bisogna 
permettere ai propri figli, anche disabili, di commettere alcuni errori 
(che non compromettano la vita, logicamente), di sbattere il naso
 a volte per permettere loro di crescere più forti, maturi e responsabili.
I miei genitori sono stati fondamentali lungo il mio “cammino”. È 
grazie alla loro grinta, al loro amore ed al loro farmi sentire un ragazzo 
“normale” che io ho questa voglia di lottare e di vivere. Loro mi 
hanno sempre reso partecipe quando si trattava di prendere decisioni
 importanti sulla mia vita, la mia salute. Non mi hanno mai fermato
 quando volevo realizzare i miei progetti, facendomi a volte sbattere
 il naso. Li ringrazierò per sempre per avermi fatto crescere così.
Non abili
Tornando ai diversi modi di denominare una persona con problemi fisici 
o intellettivi, penso che l’espressione “diversamente abile” sia inappropriata
  perché ognuno di noi è diversamente abile, cioè ha abilità diverse. 
Handicappato invece trovo sia un termine troppo forte e un po’ offensivo.
 Il mio termine abituale è disabile, cioè non abile a fare alcune cose.
È vero, chi ha una patologia come la mia non è abile a fare alcune cose, 
deve essere aiutato da un’altra persona, cioè l’assistente personale che 
io ho e ringrazio di avere.

Cos'è la Spina Bifida 
La Spina Bifida è una grave malformazione congenita della colonna vertebrale
 e del midollo spinale: se un bambino nasce affetto da questa patologia
 è perché, intorno al ventottesimo giorno dopo il suo concepimento, la sua 
colonna vertebrale "non si è chiusa". 
La patologia presenta diverse forme, con gravità differente, che 
comportano danni irreversibili al midollo spinale, come la perdita della
 mobilità degli arti inferiori, la difficoltà nel controllo degli 
sfinteri e altre complicazioni neurologiche.
Una persona con Spina Bifida non può guarire, ma molto si può fare 
perché possa condurre una vita serena.

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