Nuovo blog

Presto il blog si trasferirà all'indirizzo disabilitasenzabarriere.it. Puoi già visitare il sito e inviarci la tua e-mail. La useremo soltanto per informarti quando il blog sarà attivo.
Un saluto!
Ilaria

sabato 8 dicembre 2012

L’imprenditore che aiuta gli autistici a trovare un lavoro


immagine newsThorkil Sonne ha creato un'azienda che trova 
un'occupazione ai ragazzi affetti dal disturbo.
  
Il New York Times ci racconta la storia di una
 coppia danese, Thorkil Sonne e la moglie 
Annette e del loro rapporto con l’autismo, nato
 dopo che il loro figlio di tre anni, Lars, era affetto 
da questa malattia.
VITA DIFFICILE. Cosa fare quando un figlio si ammala? S’inizia a leggere per
 capire meglio la malattia, affrontando la tristezza e le difficoltà. Lars avrebbe 
avuto una vita difficile, mai completamente indipendente, si sarebbe dovuto
 rapportare con un mondo che non l’avrebbe capito. Questo era il contenuto 
delle letture. Invece Lars era tutto fuorché triste. Era felice, allegro, cresceva 
e mostrava al mondo le proprie abilità. Lars sapeva tutto, ricordava tutto, 
poteva dire anche l’orario ferroviario della stazione di Copenhagen per 
dare una mano ai genitori, pendolari.
L’IDEA. A sette anni poi Lars riuscì a replicare a memoria tutto un atlante 
geografico tracciando su dei fogli dei quadrati colorati con dei numeri, 
corrispondenti alle pagine ed ai contenuti. Tutto a memoria, a soli sette 
anni. Il papà rimase senza parole. Attenzione, cura, perfezione. Sonne, 
direttore tecnico di un’azienda legata alla Tdc, l’azienda pubblica di
 telecomunicazioni danese, capì che le qualità di Lars avrebbero 
potuto fare molto comodo ad un’azienda. A quel punto iniziò a
 confrontarsi con altri genitori di figli autistici avendo la prova che
 cercava. Chi più chi meno, erano tutti come il figlio, Lars.
UNA NUOVA VITA. A questo punto ecco l’idea, coadiuvata da associazioni 
del settore. Perché non creare un’azienda che faccia da tramite con il
 mondo del lavoro far fare lavori noiosi e ripetitivi come inserimento dati
 o controllo di tabelle ai ragazzi autistici, assolutamente impeccabili
 in questo tipo di operazioni? Lasciato il suo lavoro di tecnico ha dato
 il via ad una nuova realtà, chiamata “Specialisterne”, parola danese
 per “specialista”. Il concetto di base è semplice: in un giusto 
ambiente un ragazzo autistico non diventa solo un premi-bottone, 
ma una risorsa concreta.
IL PREMIO. Nel primi decennio di vita l’azienda impiegava 35 
autistici usati come consulenti per 19 aziende del Paese. Sonne
 però si è fatto un nome nel mondo vincendo in occasione del 
World Economic Forum di Tianjin, Cina, dello scorso settembre,
 uno dei 26 premi per l’imprenditoria sociale. Specialisterne è 
diventata un’ispirazione ed ora possiede cinque aziende in giro 
per il mondo. Tali numeri hanno portato la famiglia a fare il grande 
passo, ovvero a trasferirsi negli Usa, paese dove ogni anno diventano
 maggiorenni 50 mila autistici.
GRAZIE. L’idea di Sonne è stata semplice ma per certi aspetti 
nessuno ci aveva mai pensato prima di lui. Negli Usa, come dimostrano
 alcuni studi, i ragazzi autistici non vanno all’università e possono 
aspettare anche due anni dopo il college prima di trovare lavoro.
 Ed in tutto questo non riescono ad essere autosufficienti. Per 
questo Sonne ha ricevuto e riceve tutt’ora ogni giorno centinaia di 
messaggi di ringraziamento da parte di famiglie di ragazzi 
affetti da questo terribile problema. Addirittura una donna d
elle Hawaii si è detta disponibile a trasferirsi in Danimarca 
 pur di far lavorare il figlio nella Specialisterne.
NON E’ PER TUTTI. Eppure non è tutto oro quel che luccica. 
Sonne lo sa benissimo. Non tutti gli autistici sono portati nel
 lavoro, così come non tutte le persone possono compiere 
determinate mansioni. E’ solamente umano. Per questo motivo
 la sua azienda in genere compie una grande scrematura così 
da trovare le figure più affidabili per i lavori di precisione e controllo
 che richiedono i clienti della sua creatura. Quella di Sonne non è 
un’associazione ma un’impresa, e come tale dev’essere vista e trattata.
PRECISIONE. La Tdc è stata il primo cliente di Sonne. Qui gli autistici
 si occupano dell’aggiornamento dei software dei telefonini. Una persona
 normale dopo un po’ vedrebbe la sua attenzione calare e cercherebbe 
delle scorciatoie per risolvere meglio il lavoro con conseguenze 
nefaste per quanto riguarda la produttività. Invece gli autistici si 
dimostrano a proprio agio in un controllo quasi ossessivo di quello che 
a tutti gli effetti è un lavoro di catena di montaggio. Christian Andersen
 è un altro consulente di Specialisterne che lavora da Lundbeck, una 
compagnia farmaceutica tra le più importanti della Danimarca. Qui gli 
autistici si occupano di verificare che i documenti dei prodotti corrispondano 
con le evidenze sul pc.
I TEST. Per decenni gli scienziati hanno sottovalutato le capacità dei ragazzi
 autistici. Ora invece le cose sono diverse. Un team di scienziati canadesi ha
 pubblicato un documento nel 2007 dimostrando come questi ragazzi siano
 dotati di grandi capacità da usare in maniera accorta. Secondo il test di 
Welscher, conosciuto come modello standard per la verifica dell’intelligenza
 nei ragazzi affetti da autismo, un terzo dei bambini dimostra delle disabilità 
intellettuali e nessuno ha una buona intelligenza. Attraverso invece il Raven’s
 Progressive Matrices, un altro test dell’intelligenza che non prende però in 
esame le abilità di linguaggio
, gli stessi ragazzi hanno avuto risultati migliori con tanto di alta intelligenza.
 Anzi, qualcuno di questi ragazzi ha dimostrato di avere capacità superiori a 
quelle dei normodotati riuscendo addirittura a lanciarsi in complesse immagini 
mentali di oggetti tridimensionali.
PROBLEMI RELAZIONALI. Purtroppo l’intelligenza non basta. Come 
tutti sanno ci vuole anche una buona capacità relazionale per lavorare
 in un ufficio. Queste difficoltà si riscontrano anche nella Specialisterne.
 In Danimarca è tradizione portare una torta in ufficio il venerdì ma
 i ragazzi autistici, per quanto contenti della merenda, non riescono
 a partecipare preferendo un approccio più “tranquillo”. In azienda è 
anche presente una “scuola” nella quale i dipendenti o i ragazzi possono
 esprimere la propria creatività con i lego.
E’ UN LAVORO. Invece in Usa le cose saranno lievemente differenti. A 
differenza di quanto non accada in Danimarca, in America il governo
 non incentiva l’assunzione di ragazzi autistici e non paga l’azienda. 
Invece in Delaware ci penseranno le singole fondazioni. Gli stipendi 
saranno più bassi e bisognerà lottare per avere finanziamenti. Inoltre 
ormai c’è la percezione che gli autistici siano dei geni. Non è vero, 
sono persone come tutti le quali, come già detto, possono non avere 
l’attitudine lavorativa. In fondo una persona può fare del suo meglio 
per dare una speranza, ma un lavoro è sempre un lavoro e non tutti 
possono avere il loro posto al sole. L’importante è regalare una speranza.
 Il resto verrà da se. 

Nessun commento:

Posta un commento