BARI – Ospedali chiusi, medici di famiglia che aspettano di
organizzarsi e una popolazione di anziani e bisognosi di cure che non sa
a quale santo rivolgersi. Quanto scritto sulla Costituzione sul diritto
alla salute e spesso sventolato resta purtroppo un sogno: parliamo
dell’assistenza domiciliare integrata, quella forma di terapia
domiciliare che servirebbe a evitare stress ai pazienti e soprattutto
realizzare quei tanto attesi risparmi fino a questo momento
concretizzati con il taglio degli ospedali.
Bari, purtroppo, come emerge dai dati del Ministero della Salute
(riferiti all’anno 2010) è fanalino di coda nella Regione con appena lo
0,7% di assistenza domiciliare integrata (Adi) erogata rispetto a una
popolazione ultra 65enne stimata in oltre 220mila unità. Una percentuale
che arriva all’1,8% nella sola Puglia, rispetto a una media nazionale
del 4,2%. Inutile il raffronto con l’Emilia Romagna, regione con cui
spesso si fa un confronto avendo una popolazione vicina alla nostra,
dove l’assistenza domiciliare integrata tocca una media dell’11,6%. Tre
volte la Puglia. Facendo un paragone con Bologna, il capoluogo emiliano
ha una percentuale pari a poco più del 14%, cioè 15 volte il dato di
Bari.
Nel centro-nord, con tali politiche territoriali, riescono a far
quadrare i conti anche se – va detto per amor di verità – l’Emilia
Romagna chiude i conti della sanità in attivo grazie proprio alla
mobilità attiva, cioè a quegli «immigrati» della salute che ogni anno le
regalano centinaia di milioni di euro. Al netto della mobilità,
infatti, la Puglia non avrebbe nulla da rimproverarsi in termini di
gestione: come emerge dai dati della Corte dei Conti, i risultati
finanziari della regione del centro-nord sono peggiori di quelli
pugliesi. Inutile avventurarsi nella ricerca di spiegazioni sul dato
finale positivo della regione di Vasco Errani che potrebbero andare
dalla presenza del privato (in Emilia Romagna c’è il doppio di posti
letto rispetto alla Puglia che contribuiscono ad accrescere
l’attrattività, come da studio Confindustria) a una cultura di
territorialità grazie ai programmi della medicina di base e così via.
L’assistenza domiciliare integrata, in tale contesto, rappresenta uno
degli elementi che ancora oggi è affidato alla «improvvisazione»: il
nostro sistema non riesce a garantire la domanda di prestazioni che non
riguarda solo la popolazione anziana (è aumentato il trend di
invecchiamento della popolazione) ma anche una platea di ammalati
affetti da una serie di patologie neurovegetative, oncologiche e per
finire anche a quelle da trauma.
L’Asl di Bari, che ha pagato il tributo più alto in termini di
chiusura degli ospedali per effetto del Piano di rientro (19 ospedali
chiusi in tutta la Puglia nel tempo record di 11 mesi), si ritrova
adesso a gestire un territorio che reclama un camice bianco. Prima,
quegli ospedali chiusi – che rappresentavano un fardello in quanto
eseguivano ricoveri inappropriati – erano comunque un avamposto
sanitario, un luogo dove poter chiedere aiuto. Adesso, sono rimasti i
medici di famiglia: il decreto Balduzzi prevede forme associate, ma di
Case della salute se ne parla da tempo e senza risorse si non se ne fa
nulla.
Nel frattempo si assiste a una mobilità di pazienti, soprattutto
anziani, costretti ad affollare i posti di pronto soccorso o – come sta
emergendo in questi ultimi mesi – a rivolgersi al 118 causando così un
ritardo nelle prestazioni da codice rosso. Purtroppo, i tempi scanditi
dai «ragionieri» ministeriali hanno imposto alla Regione scelte
immediate, i cosiddetti tagli con l’accetta senza prevedere una fase di
transizione. C’è da augurarsi che la situazione migliori, evitando che
qualcuno tassi anche il diritto alla salute.
fonte:http://www.disablog.it/
Blog nato a partire dalla mia esperienza di volontariato in piscina a contatto con persone con disabilità(ecco il perchè di "acquasenzabarriere"), successivamente ampliato anche a tematiche più generali, ma comunque curiose ed interessanti fonti di riflessione.
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Ilaria
giovedì 25 ottobre 2012
Anziani, malati e disabili: a Bari assistenza domiciliare pari a zero
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