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Ilaria

venerdì 26 ottobre 2012

Quando il bar è integrazione: il corso per persone disabili

PARMA – Dietro un bancone. Non solo per imparare un mestiere, ma per vincere la timidezza, sentirsi parte di qualcosa. Maria e Alessandro non vedono l’ora d’iniziare il loro corso da barman, il primo espressamente dedicato alle persone colpite da disabilità.
Ad aiutarli nel loro sogno ci ha pensato l’incontro tra Vito Schiavo, apprezzato barman parmigiano, e la cooperativa sociale La Bula, da anni impegnata a integrare i giovani disabili con progetti orientati sul mondo del lavoro. E’ nato così (collegamento al sito parma.repubblica.it) “L’antiBARriera” un corso professionale per baristi, finanziato dalla Provincia di Parma, con la collaborazione del Servizio inserimento lavoratori disabili (Sild).
“Abbiamo costruito il progetto – spiega Laura Stanghellini de La Bula – insieme a Vito che ci ha raccontato la sua idea. E abbiamo voluto tirare alto, cercando di dare competenze professionali e valorizzare le persone”. Dall’unione delle due esperienze è scaturita un’iniziativa premiata dal bando provinciale per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità.
Marco Melegari, responsabile del Sild: “E’ un piacere e un dovere finanziare questa iniziativa, che ha le gambe per crescere, attraverso i tirocini, che rappresentano un aspetto fondamentale”. Una volta terminate le lezioni – il corso si concluderà a dicembre – alcuni dei ragazzi avranno possibilità di lavorare all’interno dei locali.
Le lezioni – negli spazi messi a disposizione da Art Caffè-Armeno Caffè – saranno teoriche, ma soprattutto pratiche. “L’aspetto della formazione – spiega Vito – sarà prioritario, questi sono corsi che mettono in crisi anche i baristi. Non ci può essere improvvisazione dietro una macchina del caffè. Credo un’occasione per arricchirci tutti. Ho sempre sognato questo giorno e ho anche un po’ di paura, ma la voglia supera il timore”.
Il sogno di Vito e La Bula è anche quello dei ragazzi che oggi intraprendono il viaggio tra tazzine, miscele di caffè, tè e cappuccini. Dice Maria: “Spero di imparare cose nuove, ho già lavorato in un bar e con questo lavoro spero di superare la mia timidezza, per me servire un caffè a un cliente è un modo di coccolarlo”. Alessandro le fa eco: “Stare dietro un bancone è il mio sogno da quando ero piccolo, mi piacerebbe molto. Voglio imparare a fare bene il caffè e vincere la timidezza”.
Con il corso viene gettato un primo mattone di quella che potrebbe essere una casa molto più grande. Spiega Vito: “L’idea è quella di una torrefazione dove i ragazzi possano lavorare e sostenersi. Non solo preparando caffè. ma prodotti collegati, che sia costruire un vassoio, dipingere un quadro, mettere su una piccola pasticceria”.

fonte:http://www.disablog.it/

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