Il mio incontro con lo sci è capitato
quasi per caso, visto che non sono mai sta una persona particolarmente
sportiva e che, a parte qualche rara occasione, non mi sono mai
avvicinata allo sport per disabili.
Quando i miei amici mi hanno detto che
stavano organizzando un week end sulla neve ho pensato: “perché no? Mi
godo un bel panorama e prendo un po’ di sole”. La cosa è in realtà
andata ben oltre alla mia prospettiva di oziare su una sdraio, perché i
miei amici hanno scovato questo sito: http://www.antennehandicap.it/ dove si parla della possibilità per i disabili non solo di sciare, ma anche di fare snowboard.
Detto fatto, mi munisco dell’attrezzatura necessaria e parto per Courmayeur.
La prima nota positiva è che lo skypass
per me e per un accompagnatore è a metà prezzo, cosa che sicuramente non
dispiace. Non ho avuto problemi a salire sulla funivia con la
carrozzina, e anche arrivata sulla neve sono riuscita a spostarmi
abbastanza agevolmente con l’aiuto di un paio di amici, pur non avendo
nessun tipo di attrezzatura specifica.
Ho provato inizialmente gli sci, che per
me purtroppo non vanno bene perché gli scarponi molto rigidi bloccano
il piede a 90° ed è decisamente doloroso per me che ho dei problemi di
retrazione muscolare.
Ho provato allora a buttarmi sullo
snowboard, che inizialmente avevo scartato perché a prima vista sembrava
molto più “adattato” degli sci e io volevo provare un’esperienza il più
“normale” possibile. Mai prima impressione è stata così sbagliata! E’
vero che ci sono più sostegni, ma, proprio grazie a questi, la libertà
di muoversi e gestire lo snowboard è massima e la fatica molto ridotta.
Risolto il problema scarponi (quelli per
lo snowboard sono più morbidi e lasciano più libertà al piede) mi sono
lanciata sulla neve, scorendo che è veramente fantastico! Rispetto agli
sci c’è molta più possibilità di movimento, e per chi è abituato a stare
fermo per la maggior parte del tempo è bellissimo poter usare il corpo
quasi giocando, spostando il peso avanti e indietro per trovare
l’equilibrio perfetto e l’inclinazione giusta per fare le curva,
rallentare o aumentare la velocità.
La fatica c’è, è innegabile, ma ne vale decisamente la pena!
Mi è piaciuto molto lo spirito
dell’iniziativa, che ho scoperto chiaccherando un po’ con alcuni
istruttori: non il fare attività strettamente per disabili (che per me
equivale di fatto a ghettizzare la categoria), ma far si che lo sport
possa essere davvero per tutti, mettendo insieme disabili e non.
Mi ha colpito il racconto di com’è nato
Il BASS (Borney Adapted Snowboard System), lo uno snowboard che consente
alle persone con disabilità, anche con gravi limitazioni funzionali
(tetraparesi spastica, emiplegia, atassia, ecc.) di praticare lo
snowboard in stazione eretta con l’aiuto di un maestro: una ragazza
disabile che già andava sugli sci adattati un giorno ha detto al maestro
che avrebbe desiderato poter fare anche snowboard e, sebbene
inizialmente sembrasse una pazzia, con un po’ di ingegno sono riusciti a
costruire questo snowboard adattato.
Per me è la dimostrazione che nulla è
impossibile, che se qualcuno è disposto a prenderti sul serio, non
pensando solo “è disabile, non lo può fare”, si può arrivare anche più
lontano di quel che si sarebbe potuto immaginare.
E’ stata un’esperienza veramente bella,
mi ha fatto capire che spesso le barriere le creiamo anche noi stessi, e
che vale sempre la pena andare oltre e buttarsi per scoprire che nuove
esperienze ci attendano dietro l’angolo.
E ora.. aspetto solo il prossimo inverno per tornare a fare snowboard!
Per chi volesse farsi un’idea più concreta di come funzioni qui c’è il video che mi ritrae all’opera:
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