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Ilaria

lunedì 12 novembre 2012

Claire Cunningham balla con le stampelle



Claire Cunningham, è una danzatrice scozzese, affetta da disabilità motoria, che ha proposto un lavoro molto intimo e personale: “Me-Mobile/Evolution”.
Questo doppio spettacolo, sostenuto dal progetto “New Connections” del British Council (che le è valso un premio consegnato la sera stessa dello spettacolo), racconta con estrema lucidità e senza retorica il percorso biografico di Claire, una performer che ha fatto del connubio arte-disabilità il perno della sua riflessione artistica.

Quando entrano in sala, gli spettatori trovano una scena disseminata da stampelle di tutte le fogge e dimensioni, protesi ferrose inermi senza un corpo che possa poggiarvisi. Claire entra piano e avvolta nel buio, interrotto qui e là dal luccichio del ferro delle protesi,  anticipata dall’inconfondibile scricchiolio delle stampelle che la fanno avanzare verso il centro dello spazio ma che presto abbandona per seguire, per terra, le strane geometrie delle protesi appoggiate al suolo.

Per chi non lo sapesse, Claire Cunningham non ha inventato nulla, la Crutches Dance è una modalità performativa già frequentata ad altissimi livelli, ma la peculiarità dell’artista scozzese sta nella presentazione di un percorso di crescita e conoscenza del proprio corpo, di una messa  a nudo delle proprie fragilità non necessariamente sempre legate alla condizione di diversità fisica.

In “Mobile”, l’iter scenico è volto alla costruzione di una inquietante scultura fatta di stampelle, che Claire pazientamene monta al centro della scena costruendo una vera e propria “vita di ferro” (come la sua) dotata di un proprio delicatissimo equilibrio e di una particolare e inimitabile capacità di movimento.
L’elemento che più colpisce, in controtendenza rispetto a quanto ci si aspetterebbe, non riguarda una nuova concezione di danza legata al movimento di un corpo ferito che lavora su pose e equilibri, bensì riguarda il suono.

La Cunningham alterna sequenze musicali al silenzio più completo e usa creativamente il continuo e studiato rumore prodotto dal ferro delle stampelle. Così, sebbene la sua performance non raggiunga i livelli dei maestri del genere (come Bill Shannon, ospitato nella passata edizione di Interplay ‘11 a Torino), apporta una differenza “emotiva”, un cortocircuito sostanziale che consiste nell’esposizione nuda e cruda della sua condizione di disabilità.

In “Evolution” l'artista racconta la sua vita nella danza, citando persone e eventi che riguardano il suo vissuto più intimo e spesso questa narrazione (ora live, ora sotto forma di voce fuori campo) predomina sull’azione vera e propria.
Se per esempio il titanico Bill Shannon (cui è davvero impossibile non riferirsi anche perché Claire stessa lo annovera tra i suoi maestri) non ricorre alla narrazione e non marca in nessun modo la sua disabilità (sembrando l’uomo più forte del mondo nonostante allo stato dei fatti non lo sia), la Cunningham opera il processo contrario, squarciando in un modo incredibilmente “ingenuo” qualsiasi velo di normalità e mostrando, da sotto il tutù nero, due piccole gambe offese, agitate fino allo spasmo.
Una performance da vedere dunque, sebbene sia irta di tutti i pericoli insiti nella messa in scena della disabilità, incluso un certo senso di pietismo e una certa, troppo esplicita, messa in mostra di un corpo offeso.

fonte:http://www.klpteatro.it/

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