numero uno —
A otto anni fu ricoverata in ospedale. Una operazione alla spina
dorsale per correggere un’anomalia alle vene che aveva dalla nascita.
Le salvarono la vita. Forse ci fu un errore. Smise di camminare, ma non
di sognare: studiò, giocò, fece sport. Non si fece travolgere.
“Cominciai a fare tanti sport differenti, dal volley seduti al tennis
da tavolo, dalla ginnastica al tennis e, in particolare, al basket in
carrozzina, quello che mi appassionava di più.” Arrivò fino alla
nazionale. Ma nel tennis era diventata un fenomeno. Scelse quello. E
fece bene. Paralimpiadi? Cinque medaglie d’oro (tre in singolare) e una
d’argento nelle ultime tre edizioni. Tornei dello Slam? Sette
Australian Open, quattro Roland Garros, cinque US Open (be’, tutti
quelli a cui ha partecipato). Masters? Dodici vittorie consecutive dal
’98 (e con quello 2010 di Amsterdam diventeranno 13). E si potrebbe
continuare. Anni fatti non solo di sport, ma anche di studi in Legge ed
Economia. Il tennis (e lo sport in generale) occupa buona parte del suo
tempo: “Forse il 75%. Mi alleno cinque giorni la settimana e mi diverto
molto. Vedo più palle da tennis che amici!”. La sua vita non è diversa
da quella che ci si può immaginare per una grande tennista: viaggi e
allenamenti, ma non solo. C’è spazio anche per iniziative di
solidarietà. “Il mio giorno perfetto sarebbe quello in cui potessi
dormire… Mi piace fare colazione con i miei amici, fare shopping,
andare in spiaggia, uscire la sera”. Passioni normali, come quella di
ballare in discoteca e amare i delfini.
espn —
“Quando mi hanno chiesto di posare nuda per la rivista, non ero sicura
di accettare, ma hanno detto che avrei avuto l’ultima parola sulle
foto e mi fatto sentire a mio agio”. Solo una racchetta la copre. Lei
seduta su una carrozzina. Bella. “A volte bisogna guardare fuori dalla
propria scatola, ma non l’ho fatto per dare interesse allo sport per
disabili. Quello, a poco a poco, sta comunque aumentando”. A Espn sono
stati entusiasti: “Vogliamo mostrare differenti specificità del corpo e
come si possa raggiungere attraverso questo la grandezza nello sport.
Il nostro scopo è divertire, ma anche educare. Esther è bellissima e
abbiamo mostrato che la disabilità non è un handicap per diventare un
grande atleta”, ha spiegato Gary Belsky, caporedattore, alla Cnn. Non
tutti nel mondo paralimpico la pensano come lui. Linda mastandrea,
grande atleta in carrozzina statunitense prima e ora storica del
movimento paralimpico, lo ha scritto chiaramente sul suo profilo in
Facebook: “Un’altra atleta ha deciso che il solo modo di attirare
l’attenzione è farsi fotografare nuda. Capisco che l’obiettivo sia
‘mostrare corpi differenti’, ma perché occorre essere nudi per mostrare
una donna forte, con un corpo che usa una carrozzina per praticare
sport?” Una questione però che appare più generale e non legata alla
sola disabilità.
aimee e sarah —
Esther infatti non è la prima atleta paralimpica a posare nuda per
Espn Magazine. Nel 2009 lo fece Sarah Reinersten, triatleta amputata a
una gamba. Ma capofila è stata Aimee Mullins, splendida campionessa di
atletica leggera negli anni ’90. Statunitense, amputata bambina a
entrambe le gambe per una malformazione, una Pistorius al femminile
(Aimee ha 34 anni, dieci più di Oscar, e i due sono grandi amici), fra
le prime a utilizzare le protesi rese celebri dal sudafricano. Laureata a
Georgetown, è stata modella per Alexander McQueen, ha posato nuda per
il progetto artistico Cremaster, è stata protagonista in varie
copertine, l’ultima su Wired Italia. La più famosa è però quella della
rivista della Laureus, nel 2003, quando Vittorio Corona (grande
giornalista, papà di Fabrizio) la volle fotografata mentre correva in
bikini su una spiaggia con le protesi, e non solo, bene in vista. E
allora Pistorius era appena ragazzo.
federer —
“Quello che sta facendo Esther è stupefacente, una striscia vincente
incredibile, io non riesco nemmeno a immaginare di poterla fare”: Roger
Federer è uno dei grandi estimatori della Vergeer. E, con una serie di
vittorie consecutive che è poco meno di un decimo di quella
dell’olandese, è il primo a capire la grandezza dell’olandese e della
sua impresa.
fonte: http://www.gazzetta.it/
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