Queen Ann racconta la storia della sua amica, sorpresa da un blitz delle forze dell’ordine in un bordello. Lei era lì ad aspettare che il figlio finisse, con la sua “ragazza fissa”, sempre la stessa che lo accoglieva. Imbarazzo. Non per la madre o per le prostitute, che vedono il sesso nella sua normalità. Imbarazzo tra gli agenti, che hanno identificato anche madre e figlio alla centrale. Imbarazzo del magistrato, che impreparato a quella situazione non sapeva cosa fare.
Queen Ann spiega: “I danni cerebrali a volte provocano modifiche fisiche significative (bava alla bocca, incapacità di camminare) ma la voglia di affetto, di un abbraccio, di un rapporto c’è sempre. Però nessuno dei normali si sofferma su questo problema: per tutti il disabile è un “infelice” (come si diceva una volta) e non un essere umano con i suoi sentimenti e i suoi bisogni – e continua -. Ho l’impressione, poi, che molta gente non si renda conto che i nostri figli debbano farsi la barba come tutti e dobbiamo fargliela noi e così per tante altre cose”.
“La mia amica ha trovato un’altra “casa”, il figlio sembra contento della “nuova ragazza”, non ha avuto conseguenze, l’ex marito non ha saputo niente e il 14 febbraio ha ricevuto un mazzetto di roselline – conclude Queen Ann -. Forse c’è qualcosa pure per lei da parte di qualcuno di quella sera. Perché spesso quello che si nega ad un disabile si nega anche alla madre”.
fonte:http://www.blitzquotidiano.it/
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