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Ilaria

sabato 17 novembre 2012

Lettera a un’adolescente da un padre disabile

Immagine-4Quante volte avrai pensato perché tra tutti i papà del mondo te n’è capitato uno scassatello? Un padre un po’ così, un papà con le ruote che non è riuscito ad accompagnarti in classe il primo giorno di scuola. Che non riesce a portarti in spiaggia o sulla neve. E che i tuoi compagni più piccoli prendono in giro. Sì un papà che non cammina e che, nel suo profondo, si sente colpevole di non averti regalato quei momenti che ognuno di noi porta indelebilmente con sè. Fosse stato anche semplicemente insegnarti a fare una nuotata al lago…

Invidio un po’ quegli uomini che possono condividere con i figli questi momenti. Ma fossi stato in piedi sarebbe cambiato veramente qualcosa? Oppure le nevrosi, lo stress e i pensieri che accompagnano la vita moderna mi avrebbero distratto da te? Avrei fatto come tanti, troppi padri concentrati sulla Carriera, quella con la c maiuscola solo nella mente di chi mette se stesso in cima all’elenco degli affetti?
Poi guardo i tuoi occhioni inquieti di ragazza, oramai di 15 anni, e mi domando quali siano i tuoi pensieri, le tue aspettative e se tu possa capire quanti sensi di colpa porto in cuore. Ricordo il primo incontro 8 anni fa quando giungesti dall’Ucraina per il tuo primo soggiorno italiano. Uno scricciolo tutto pepe che si guardava intorno come chi tra paura e curiosità cerca quelli che per qualche settimana sarebbero stati i suoi genitori anche se solo per pochi mesi all’anno. Hai subito messo le braccia al collo di mia moglie e per mano ti sei fatta condurre da me che distavo dalla ressa. Guardinga ti sei fatta abbracciare. Non mi hai mai detto cosa avevi pensato quel giorno, ma i tuoi occhi non li dimentico.
C’è voluto tempo. Il tuo tempo per capire la mia fragilità. E ora dopo tanto lavorio di avvicinamento ti perdo di nuovo. Non esiste il libro delle istruzioni. Tanto meno oggi che hai quello sguardo assente e trasognato tipico degli adolescenti. Le distanze si sono dilatate, fatichiamo a capirci, cominci a ribellarti alle mie regole, ti chiudi in te stessa e ti allontani da un mondo – il mio – che ti sta diventando estraneo, per costruirti il tuo.
Ti ho visto crescere e – come tutti i genitori – ti sto vedendo scappar via come una farfalla appena uscita dal bozzolo. Vorrei allungare la mano per proteggerti dal mondo ma così facendo ti ferisco. Ogni scelta sembra essere quella sbagliata. Nelle piccole cose come nella grandi. Oggi per te esistono solo gli amici, la tv e internet. Il tempo dei genitori è passato e io me lo sono perso. Passato in un attimo.
Il tuo papà adottivo
Simone

fonte:http://invisibili.corriere.it/

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